giovedì 5 febbraio 2015

Amarilda

Nessuno può sapere cosa si nasconde nel cuore di un uomo.
Figuriamoci in quello di un gattodemone.
So solo che sta lì impalato nel suo bel paio di metri abbondanti di trippa e pelo a tenermi il broncio, agitando la coda come solitamente fanno i gatti quando minacciano tempesta.
E questo nonostante faccia regolarmente spesa per tre persone e cucini per quattro. C'è qualcosa che non torna.
D'accordo, non sono stato molto "sul pezzo" - come si dice - provando, creando e assemblando i sapori come piacerebbe a lui.
Però non è una buona ragione per guardarmi sempre torvo e rifarsi le unghie sulle padelle antiaderenti.
I gatti sono dispettosi, si sa.
Figuriamoci un gattodemone...


Cosa si nasconde nel cuore di un uomo?
Spesso non lo sa nemmeno egli stesso.
Voglia di evadere? Di creare? Di raggiungere chissà quale obiettivo?
Le mete, i traguardi, "vincere" sono per chi vede la vita come un percorso a ostacoli, in cui occorre sgomitare per farsi valere, per farsi conoscere e riconoscere e per, appunto, "vincere".
E se a uno interessi solo "essere"?
Vaglielo a spiegare, al mostro, vai, vai...
Che non abbia ancora provato una crostata avocado pompelmo e cioccolato o dei rigatoni lardo e ciliegie è qualcosa che lo rende idrofobo lo so, lo sento.
Ma non sempre si può stare con l'alambicco in mano, no?
Qualche volta sì, e dà molta soddisfazione, specie quando si scopre qualcosa di valido; altre diventa un compito, e come tutti i compiti assume presto un sapore di ripetizione e di abitudine.
Anche la "trasgressione", si sa, a lungo andare viene a noia, rischiando di apparire una diversa forma di conformismo.
Figuriamoci in cucina...

Come farglielo capire?
Come rabbonirlo, prima che mi morda il duodeno da di dentro?
Provo, non so se in bene o in male, con un dolce.
Si sa, ai gattodemoni piacciono mooolto i dolci, e per averne una porzione non si fanno certo pregare, neppure quelli più orgogliosi, quelli più ostici e tenaci.
Neppure lui.

Pasta biscotto
La base è la stessa che ho usato per la torta Mentirosa, che m'ha dato molta soddisfazione.
A volte bisogna giocare le solite carte in un gioco diverso, per poter "vincere"...
Quindi:
2          uova
200 g    zucchero
50 g      burro (o 40 g di olio di semi)
2    cucchiaini di lievito
2    cucchiai di miele
2-3 cucchiai di cacao
farina q.b.
Si miscelano in una bastardella (1) messa a bagnomaria tutti gli ingredienti, tranne la farina e il cacao.
Lavorare con la frusta per amalgamare bene il tutto almeno per 5 minuti, e quando il composto darà gonfio e spumoso si aggiunge il cacao, incorporandolo bene.
Si toglie quindi dal fuoco e si inizia a versare la farina - ne occorrono almeno 3-400 g ca. - lavorando con un cucchiaio fin quando l'impasto sarà abbastanza sodo da poter essere rovesciato - o scatafrombolato, come diciamo nela Val di Susa - sulla spianatoia e steso con il matterello ad un'altezza di 2-3 millimetri.
Con questa sfoglia ricavare dei dischi della grandezza voluta.
Come al solito amo abbondare, specie per gli impasti "biscottosi". Mi piace, oltre al dolce in sé, ritrovarmi un po' di biscotti, da farcire a piacere, ma anche da sgranocchiare così.
Nel mio caso ho ricavato 8 dischi da 14 cm più alcuni - ehm... molti - biscottini.
Per una torta di 20 cm di diametro bastano e avanzano.

 
Mettere sulle teglie rivestite di carta forno i dischi di pasta e cuocere a 180° per circa 5 minuti.
Come ben sappiamo, ogni forno fa storia a sé, quindi consiglio di infornarne prima uno solo e verificare che non si biscotti troppo.
Deve gonfiarsi leggermente, poi cuocere rimamendo morbido, e una volta sfornato si asciugherà un po' restando però cedevole.
Far raffreddare su una gratella i dischi e procedere alla preparazione della farcia.

Farcia
400 g      ricotta
250 ml    panna
50 g        zucchero
Amarene Fabbri q.b. (3)
Lavorare a crema la ricotta con lo zucchero, unirvi un paio di cucchiai di sciroppo delle amarene, quindi unire la panna montata, con delicatezza dal basso verso l'alto.

Prepariamo quindi il dolce.
Si parte da un disco base che si spennella con poco sciroppo d'amarena diluito in altrettanta acqua, quindi si spalma una generosa bicucchiaiata di farcia, si tempesta di amarene spezzettate e si procede col disco seguente fino all'ultimo, che non andrà farcito.
Spalmare la farcia anche sui bordi aiutandosi con la marisa (4).
Mettere in frigo e preparare la decorazione.
Ritagliare un foglio d'acetato della misura dei dischi di biscotto, quindi spennellarlo con del cioccolato fuso.
Far rapprendere un minuto in frigo, quindi passare un secondo strato di cioccolato.
Circondare la torta con l'abbraccio cioccolatoso ancora morbido e far rapprendere in frigo.
Dopo una decina di minuti si potrà togliere con delicatezza la camicia di forza d'acetato dal girotorta.

E 'n coppa, che ci mettiamo?
Qualcosa di "nuovo", almeno per me.

Crema al burro meringata
Anche nota come "Marshmallows cream" per la sua consistenza soffice e pannosa.

E subdolamente zuccherina, manco a dirlo.
60 g      albume
140 g    zucchero semolato
150 g    burro a temperatura ambiente
35 g      acqua
In un pentolino portare acqua e zucchero alla temperatura di 121°.
Nel frattempo iniziare a montare l'albume e quando lo sciroppo ha raggiunto la temperatura indicata versarlo a filo sugli albumi continuando a montare a velocità minima per almeno altri 5', fino al raffreddamento della crema. Aggiungere quindi il burro a pezzetti, montare ancora un'altra decina di minuti. Ne risulterà una crema soffice e allo stesso tempo ferma.

Se resisterete al desiderio di farvene cospargere tutto il corpo da un massaggiatore turco prendete una sac-a-poche e decorarvi la superficie dell'Amarilda, che aspetta sul tavolo nervosa, tutta in un trillare di amarene.


Ovvio che qualche amarena sciroppata potrà decorare la superficie di Amarilda.
Che Amarilda sarebbe, sennó?


Oh, che disdetta, è avanza un po' di Crema al burro meringata...
A cosa servono allora i biscottini preparati in precedenza?
Bisogna essere sempre previdenti, no?

Pace fatta?
Non lo so. So solo che non parla, si lecca le vibrisse da cui colano grumi di meringa burrosa e mi guarda.
Sereno.


Pace fatta.
Le padelle sono salve. Per ora.

Detto romano del giorno
Er libbro der perché sta sotto ar culo der Pasquino.
Si diceva ai bambini troppo curiosi, e agli adulti troppo imprudenti...
Pasquino, vicino Piazza Navona, è una delle tre "statue parlanti", alle quali in epoca papalina venivano attribuiti sonetti e versi di satira feroce, detti appunto "pasquinate".
La mattina il popolo, almeno chi sapeva leggere, vedeva spesso appesi dei foglietti che prendevano in giro il potente di turno. Almeno finché arrivavano le guardie...
Al ruolo di Pasquino nella Roma dell'epoca Luigi Magni ha dedicato due film, "Nell'anno del Signore" e "La notte di Pasquino", entrambi interpretati da un magistrale Nino Manfredi
Spesso alle satire di Pasquino "rispondevano" le altre "statue parlanti": Madama Lucrezia e Marforio, di poco lontani.
Con l'avvento della modernità e la fine dello stato papalino la statua ha perso la sua funzione di "voce del popolo", per avere però un guizzo di genialità nel 1938, con la visita a Roma di Hitler.
Così commentò la cosa Pasquino:

Povera Roma mia de travertino
te sei vestita tutta de cartone
pe' fatte rimira' da 'n imbianchino
venuto da padrone!

Oggi ascoltiamo
Patrick Doyle - Sigh No More Ladies
https://www.youtube.com/watch?v=boNnrv0CGzU

NOTE
1) Come direbbe Alessandro Fullin, "un recipiente per sbattere gli albumi o un'amica poco fidata".
2) Le dosi del biscotto sono molto indicative, visto che la ricetta nasce per una torta rettangolare.
3) Come già ho detto in passato non amo affatto citare la marca dei prodotti che uso, ma in casi come questo non ci sono scelte possibili: l'amarena sciroppata è solo quella Fabbri, checché se ne dica.
4) Ovvero la spatola siliconata... Chissà, e se questo nome fosse nato per associazione con qualche Marisa ben farcita di polimeri e siliconidi? Mah.