venerdì 23 maggio 2014

Broccobudino

- Passami un po' quello, Leppagorre... Che c'è scritto sopra?
- "Archeottèrige"... che è? Sembra una gallina faraona.
- La bisnonna, casomai... Archaeopteryx... Ancora stava là? Su, nel secchio. È scaduta di certo.
- Ah sì?

- Eh già. Di sicuro da più 65 milioni di anni... Su, passa a quello... la bisteccona, sì. Cos'è? Svelto, però, che si scongela!
- Aspetta... Allora, qui c'è scritto... "Dinoterio". E che d'è?
- Ehm... Anche questo passato a miglior vita da un bel pezzo. Avrà almeno almeno 700.000 anni, se non sbaglio.
- Allora la carne avrà frollato a dovere.
- Un po' troppo, anche. Via, nel secchio anche questo! Uffa, ma perché non mi aiuti più spesso a mettere un minimo d'ordine in questa casa invece di star lì come un totem? Da quando hai imparato a leggere stai sempre a muso basso!
- Ma io ho imparato da poco, e devo farmi una cultura, io!
- Lo vedo che cultura ti fai: leggi esclusivamente libri di cucina e racconti dell'orrore!
- Sono la mia passione, che ci posso fare? È cultura anche quella.
- Certo che lo è. Ma c'è anche altro, e ogni tanto varrebbe di dargli un'occhiata.
- Come nel tuo surgelatore, vedo.
- Mhhh... Su, che è tardi e ho fame. Quello che cos'è?
- "Broccolo r." Che vuol dire, Broccolo-Riccardo, forse?
- Te lo spiego per bene appena avrò finito di riempire questo spruzzino.
- Ah, e cosa ci stai mettendo?
- Infuso di sambuca, ovvio.

Succede, eccome se succede, che ci si ricordi di aver appoggiato un taglio di carne, una verdura cruda o cotta o un avanzo di cena nel surgelatore e poi, manco a dirlo, ci si dimentichi della sua esistenza.
Qualcuno dice che l'ordine che si ha nel frigo solitamente rispecchia quello mentale.
Se questo è vero allora sono spacciato.
Non tanto per l'ordine, quanto per l'attenzione che metto nei suoi contenuti.
Altro che naif...
Comunque, per farla breve, non perdo né pelo né vizio: basco del mercato, verdura bellissima, rigogliosa, tronfia del suo splendore vegetale e io che cado in catalessi e me la compro.
Ovvio che poi debba cucinarla tutta, pena la putredine domestica.
E con, diciamo, un chilo di broccolo, una volta fatta la pasta, un contorno per la cena e uno spuntino merendiano cosa ne rimane?
Un sacchetto colmo che attende serenamente che si compia il suo destino.
E allora via, nel gelo etterno, nei meandri tutt'ora in gran parte inesplorati del surgelatore casalingo.
Stavolta, per dare un senso a questo fortunoso ritrovamento ne voglio fare qualcosa di diverso, almeno per me.
"Ma come - si dirà - a fine maggio metti una ricetta con una verdura invernale? Sei pazzo, forse?"
"Sì".

Broccobudino
1 kg     broccolo romanesco
500 ml  latte
60 g     farina
50 g     burro
4          uova
40 g     parmigiano grattugiato
sale, pepe q.b.
Già sappiamo che il segreto delle vellutate e degli sformati sta nell'uso della besciamella in forma più o meno liquida.
Allora, via, la prepariamo come già da secoli facciamo, sciogliendo quindi il burro in un tegame, aggiungendo poi la farina e lasciando cuocere il composto mescolando per qualche minuto.
Aggiungere il latte e amalgamare bene il composto con una frusta per evitare il formarsi dei grumi.
Far addensare a fiamma bassa quindi far raffreddare.
Mondare il broccolo, tagliarlo a cime, lessarlo in acqua salata, scolarlo e setacciarlo con un passaverdura.
Oppure toglierlo dal sacchetto decennale conservato nel surgelatore e farlo scongelare con santa pazienza.
Unire alla besciamella la purea di broccolo, le uova, una alla volta, quindi il parmigiano.
Versate in uno stampo da budino, imburrato (con un po' di burro fuso e un pennello da cucina si fa in un attimo, qui non usiamo gli spray "imburranti").
Cuocere in forno a 180° per circa 35-40 minuti.


Se invece del budino si preferisce una quiche dal sapore delicato, e soprattutto che sia trasportabile senza danni strutturali, basta preparare una pasta brisée e procedere come una qualsiasi quiche o crostata che si convenga. Come questa, ad esempio.


Ovvio che invece del broccolo romanesco, se proprio ci è rimasto sul gozzo quel geniaccio di Fibonacci, si può utilizzare un cavolfiore, trattandolo alla stessa maniera, frattale più frattale meno.
La consistenza e il sapore simili ne permettono praticamente l'interscambiabilità senza troppi patemi d'animo.

Detto romano del giorno
Chi conosce le carte parli der gioco.


Oggi ascoltiamo
Massive Attack - Unfinished sympathy

https://www.youtube.com/watch?v=ZWmrfgj0MZI
Da cui si evince che Tor Pignattara è ovunque, dalla borgata statunitense allo slum brasiliano, dalla banlieue francese ai quartieri dormitorio dell'era sovietica.

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