domenica 5 maggio 2013

Torta coccozzucca e lavanda

- Uff... Che noia! Che barba! Uffaaa!
- Ma che ti prende, Leppagorre, hai saltato il pranzo?
- Magari! Almeno avrei qualcosa da rimpiangere!
- E invece?...
- Invece no: sempre la stessa solfa, sempre i soliti quattro ingredienti messi in croce, sempre la consueta e stra-abusata sinfonia!
- Ah ecco: siamo arrivati a questo?
- Mai una mousse au chocolat modicanó!
- Si dice modicàno, visto che è di Modica...
- Mai un bello storione arrosto con rape rosse, panna chantilly e peperoncino dello Yucatan!
- Dubito che starebbero bene insieme...
- Mai un soufflé allo zabaione e formaggio di fossa!
- Vorrei proprio vedere se riusciresti a mangiarlo...
- Insomma: mai un accenno di cambiamento, mai una traccia sporadica di fantasia o di creativa fuoriuscita dalla banalità quotidiana! Sempre io sopra e tu sotto!
- Ma come parli? che ti prende?
- Sì: io sopra lo scaffale delle spezie e tu, sotto, a cucinare, se vogliamo usare questo nobile termine. A cuocere, sarebbe meglio dire!
- E calmati! non ti ho mai sentito lamentarti in questo modo...
- Ah no? E allora adesso te la dico tutta, caro mio! Pensavo, tra me e me: ecco, ora che mi ritrovo nella panza di un foodblogger, sai che pacchia? Vivrò a cento all'ora, non farò in tempo ad assaggiare tutto quello che di buono preparerà, mi confonderò di profumi e di sapori e resterò inebetito dagli accostamenti inediti che oserà propormi E invece...
- Ma a parte che non mi sento poi così foodblogger...
- Ecco, lo vedi? Cerchi sempre di giustificarti! Sempre! Pavido, insulso umanuccio: sei una tigre di carta! Anzi, sai cosa sei? Un guappo di cartone!

Lo sapevo: non avrei dovuto mangiare in tre minuti netti tutta la confezione di anacardi brasiliani che m'ha riportato da laggiù mia cugina. Me la sono voluta.
Quelli non sono anacardi qualunque, ma una specie di droga: inizi a sgranocchiare e non riesci a smettere; le mani si muovono da sole verso l'altro seme ciccioso e la bocca, avida  e senza ragioni, non aspetta che di trovarsi a tu per tu con quella inusuale squisitezza.
Pochi minuti dopo, con lo sguardo perso nel vuoto della confezione, le papille gustative e il cervello si dicevano cose che solo gli amici più intimi osano dirsi, e solo dopo una bella sbornia.
Ma non avevo considerato che il povero Leppagorre ne sarebbe stato travolto, lui che assorbe direttamente ogni mia sensazione gastronomica.
Avrei dovuto saperlo che dopo la bomba sarebbe arrivata la crisi d'astinenza e non avrei potuto fare nulla per lui.
Sta lì, cammina in cerchio strappandosi furiosamente con gesti inconsulti i peli della coda e farfugliando tra sé e sé cose che non capisco nemmeno io.
Come si dice: a mali estremi, estremi rimedi.
Prendo con una certa ritrosia la bottiglia del liquore all'anice, faccio un sospiro di rassegnato coraggio e me ne verso un dito in un bicchiere.
L'anice è l'unica cosa che non tollera, che lo scuote come un ramo fustigato dal vento, e che riesce a farlo divincolare dalle trappole in cui è caduto.
Reprimo il disgusto istintivo che mi dà, da sempre, quell'odore così forte, e mando giù.
- Uaaaahhh!... Gnaragnaragnàààà... Sgrodittottignigurrahhh... Sdurlfls...
Lo vedo preso da dolorosi spasmi, piegarsi più volte su se stesso come colpito da un nemico invisibile e scuotersi come se l'avesse afferrato una mano gigante e poi, in un lungo e penoso sospiro, accasciarsi a terra.
Povero gattone... Lo prendo tra le mani: si è fatto piccolo come un micino e respira come in preda a chissà quale incubo.
Lo adagio nello stampo al silicone che ama tanto e lo lascio riposare così acciambellato in credenza, tra la frutta secca e le tavolette di cioccolato.
Nel frattempo gli preparo qualcosa di buono per quando riprenderà conoscenza.
Avrà fame, povero demoniaccio mio.

Torta coccozzucca e lavanda
300 g     zucca, al netto della mondatura
150 g     farina
150 g     farina di cocco
150 g     zucchero
3             uova medie
la buccia di mezzo limone grattugiata e una grattatina di zenzero fresco
2 cucchiaini di lievito in polvere
1 pizzico di sale
1 cucchiaio di lavanda essiccata
50 ml latte
Far bollire il latte e lasciare in infusione la lavanda per una decina di minuti.
Lavorare a crema le uova con lo zucchero e il sale.
Unire gli aromi, il cocco, la farina e il lievito.
Unire il latte, ormai freddo, filtrando la lavanda con un colino.
Grattugiare la zucca utilizzando i fori medi e incorporarla con cura alla massa.
Versare l'impasto in una teglia imburrata e infarinata e cuocere a180 ° per 50 minuti ca.
Verificare la cttura col solito metodo dello stecchino, o anche con uno spaghetto.


Eccolo, il profumo di dolce già gli sta facendo bene.
Apre gli occhi un po' cisposi, come dopo un lungo sonno, si guarda attorno senza capire né vedere bene niente, ma con un sorriso largo così.
- Ho fame!...
- Non avevo dubbi, ciccio mio! - Una fitta di commozione mi stringe il cuore.
- Che c'è lì?
- Torta coccozzucca e lavanda.
- Bona! Se non ti dispiace ne prendo una fettina piccina.



Lo sprocedato (1) se n'è mangiate solo due fette larghe tre dita, e coperte con quella crema spalmabile alla nocciola, sì quella là, ma tarocca e bona lo stesso.

Detto romano del giorno
Sordo che nun risponne a prima voce è ssegno che er discorso nun je piace.

Chi non risponde subito a una domanda elude la questione.


Oggi ascoltiamo
Gianna Nannini - Meravigliosa creatura

http://www.youtube.com/watch?v=Q-eUpyuOB_U 


NOTE
1) Ingordo, pozzo senza fondo, ghiotto come pochi al mondo.

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