sabato 12 gennaio 2013

Cuccumiao ripieni

Ecco, non è che, ancora una volta m'è partito l'embolo e faccio e dico delle cose sconsiderate.
Non qui, almeno...
Il Cuccumiao è infatti, in limba sarda, la civetta.
In Sardegna ce n'è una varietà, di cui mi sfugge il nome preciso, che fa un verso particolarissimo, diverso da quello delle civette continentali: inizia con un chiocciare ripetuto e finisce con una svirgolata vezzosa, una sorta di miagolio stridulo e acuto.
Una sorta di Cu...cu... cu... miaooo. Appunto.


Povera civetta, uccello della notte dagli occhioni gialli dalla vista acutissima, veloce come una saetta e ghiotta di topi e altri dannosi roditori: per secoli sei stata vituperata e ingiustamente accusata di essere menagrama.
Sì, insomma, di portare sfiga solo a sentirne il verso.
Guai se si fosse sentito il suo chiocciare sul tetto di casa: qualcosa di spiacevole sarebbe di certo accaduto.
Ma si puo?
Nell'antichità era invece un essere caro alla dea della saggezza, Atena, ed infatti il nome scientifico del nostro rapace è proprio Athene noctua.
La leggenda narra che la dea fece volare la sua civetta sulla terra dei mortali ed il posto dove questa si posò fu scelto per fondare, guarda un po', proprio Atene, la città che con Roma è la culla della nostra civiltà.
Insomma, altro che sfiga!
E infatti qualcosa è decisamente cambiato per la civetta, che non viene vista più come una malevola jettatrice e ha recuperato il suo antico significato araldico di prudenza, silenzio e vittoria; tanto più che la si vede sempre più spesso rappresentata su monili, spille e statuette proprio come portafortuna.
Strana cosa, ma positiva per il nostro bel rapace, questo cambio semantico, no?

Ma qui mica vorremmo fare un bel pennuo portafortuna ripieno, no?
Ci mancherebbe!
Visto che di buona sorte se ne sente davvero il bisogno, la mia parte irrazionale cerca di attirarla in ogni modo, anche dandone la foggia a delle tortine salate-
Tipo questa qui:

 
Alla mia parte razionale racconterò invece che l'ho fatto per onorare la sua vicinanza ad Atena.
Razionale, sì, ma anche un po' fregnona...(1)

La pasta utilizzata è, ovviamente, la Mouflonian pasty, ossia la Pasta violata, alla sarda maniera.
Per tre Cuccumiao occorrono 400 g circa di Pasta Violata, e quindi:
   250 g  semola
   50 g    strutto
   80 g    acqua tiepida, o q.b. per legare
   un pizzico di sale

Per il ripieno ci si può davvero sbizzarrire, come ogni pasta ripiena (fresca o in tortino) che si rispetti.
Qui s'è deciso di farla in due gusti diversi, ma entrambi accattivanti: cipolle & funghi e carciofi & patate.
Perciò, serviranno:
300 g    funghi champignon
500 g    patate
300 g    cipolle rosse (2 medie)
2           carciofi
2 spicchi d'aglio
pochi chicchi d'uva passa già ammollata in acqua tiepida
sale e pepe q.b.
Lessare al dente le patate, quindi pelarle e tagliarle a dadini.
Stufare i funghi in un tegame con uno spicchio d'aglio appena schiacciato.
Far appassire la cipolla in poco olio, a fuoco bassissimo.
Mondare i carciofi, tagliarli a spicchi sottili e farli cuocere in una padella dove avrete fatto soffriggere uno spicchio d'aglio tritato.
Se occorre, in cottura aggiungere un cucchiaio d'acqua.

In due terrine preparare ora i due diversi impasti:
- cipolle e funghi, con due cucchiaiate di patate a dadini;
- carciofi e patate.
Regolare di sale e pepe, quindi far raffreddare bene.

Dividere in tre pezzi la pasta violata.
Stenderla non troppo sottile e ricavarne degli ovali.
Su ognuno di questi poggiare un coppapasta da 10 cm circa, versare all'interno il composto e, delicatamente sollevare il coppapasta.
Unire due estremi più lunghi all'ovale, inumidirli leggermente con dll'albume e unirli con una leggera pressione.
Sollevare i due lati più corti, facendoli unire ai lembi di pasta.
Spennellare i bordi con poco albume per incollare le parti e chiudere "a sacchetto".
Avremo due bordi sporgenti che potremo utilizzare in alto per le "sopracciglia" e in basso per le zampette della civetta.
Con delicatezza modellare le sopracciglia rendendo il filo di pasta omogeneo.
Passare al bordo inferiore: appiattirlo leggermente cercando di formare due zampette.
Se la pasta non sarà sufficiente, non preoccupatevi: con due pezzetti di pasta in più formare separatamente le zampette e poi farle aderire al bordo inferiore, con poco albume a mo' di collante.
Ora da poca pasta avanzata ricavare un triangolo isoscele per il becco e due cerchi per gli occhioni.
Fissateli sul corpo del Cuccumiao con poco albume.
Prendete due chicchi di uva passa, schiacciateli leggermente con le dita e, bagnandoli leggermente con dell'albume,  incollateli sui cerchi degli occhi, per formare le pupille.
Ci siamo.
Adesso spennellare l'intero Cuccumiao con l'albume rimanente, o con del tuorlo, se lo preferite un poco più colorito, e infornate a 180° fino a doratura.
Ci vorranno 20'-mezz'ora, circa.
Ed ecco le nostre tre civette, non sul comò ma sul piatto da portata.


La civetta era anche usata dai cacciatori per attirare con il suo battito d'ali e le sue movenze gli uccelli più piccoli che, essendo naturalmente curiosi, pare venissero attirati in maniera irresistibe da quei richiami.
Da qui naque il termine civetta per designare una donna vanitosa che ama essere corteggiata e cerca di attirare le grazie maschili con vezzi e modi leziosi.
Qui a Roma è una nomea che unisce la civetta alla povera quaglia, tanto che si dice:

Detto romano del giorno
Donna che smena er cul come 'na quaja si puttana nun è, poco se sbaja.
oppure:
Donna che move l'anca si n'é mignotta poco ce manca.
Donna che dimena il sedere camminando (quindi come fa la quaglia) se non è puttana poco ci manca.

Oggi ascoltiamo 
Piero Marras - Su cuccumiao
http://www.youtube.com/watch?v=VdRumuQ9_gw 


Note
1) Fregnone - Ingenuo, sprovveduto, che crede in ogni cosa gli venga detto.

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