venerdì 28 settembre 2012

Trancio di sirena agli agrumi

Mi pare di sentire i commenti: "Ecco, lo sapevo: Muccardo s'è bevuto poco cervello che aveva! Che ricetta ci proporrà domani? Grifone allo spiedo in salsa di mandragora? Tartare d'unicorno al pesto di pomi delle Esperidi Spezzatino di minotauro su letto d'insalatina di quadrifogli? Mah..."
Perché? Cosa c'è di strano? Non avete anche voi la vostra Sirena?
Ricordate? Quel volpone d'Ulisse fece tappare con la cera le orecchie ai suoi compagni e se ne stette ben legato all'albero maestro pur di sentirne il canto suadente.
Ma lui era un bel galioffo, e se lo poteva permettere. Quanti di noi oggi hanno un albero (maestro o no) su cui ancorarsi?
Una volta i miti e i Mostri della psiche vivevano oltre la palla omogenea dell'io, e se ne stavano, anche se minacciosamente incombenti,  fuori dalla persona.
Anzi, nemmeno si concepiva l'idea di "persona" o d'interiorità.
Oggi sappiamo che Edipo proprio sta dentro di noi, con la feroce e primitiva brama di possesso esclusivo per la madre.
Le Furie o le Erinnni che ci perseguitano nelle pieghe dell'anima le chiamiamo rimorsi.
E la Sirena... la Sirena stà là, ferma, nel fondo di noi stessi, con i capelli che danzano nell'acqua turbolenta dell'inconscio più oscuro e limaccioso.
E canta, canta:

Vieni...
non importa che fai,
che stai facendo,
vieni da me
adesso
e adagia piano
ogni pensiero,

scivola a me
e seguimi
nel buio,

dolce e amaro
miele del nulla,
calda sabbia in cui affondare
senza rimpianto alcuno,
ad occhi chiusi

e a corpo morto
abbandonarsi.
Cedimi,
vieni a me,

senti il mio canto? È un mantra di
... niente, niente, niente...
niente ha importanza
e senso,
e niente ha un fine,
infine...
Vieni da me

adesso
e scivola nelle spire
calde del buio
dove t'abbraccio,
nelle volute calde
dove t'avvolgo,
e ti sorrido
e avvolgo
e ti sorrido...
Niente, più niente ti ferirà
 mai più...
Seguimi
nel buio,
nell'abisso...


Ecco, conosco bene il suono mellifluo di quella voce.
Qualche volta, proprio come Ulisse, ho pure messo la testa sotto, per ascoltarla meglio e farmi cullare dalla sua malìa.
Ma qualcosa m'ha sempre fatto tirare su, a prendere un sorso d'aria in cui diluire l'effluvio di quel canto, aria per salvarsi e non scivolare giù, aria per non affogare dentro di sé.
Oggi, quindi, alla faccia di quest'essere che ci seduce e vuole trascinarci nell'abisso, il nostro abisso, ci facciamo un bel trancio di sirena agli agrumi.
Come, non avete la vostra sirena da fare a fette? Siete fortunati...
Allora, anche del comune e banale pesce spada andrà bene lo stesso.
Ingredienti, per una persona. (Per voi, voi soli)
Un trancio di sirena (o di spada, abbiamo detto)
2 arance
1 pompelmo
1 limone
una manciatina di pinoli.
Sale, pepe e olio q.b.
Lavate bene gli agrumi, tenete da parte la scorza grattugiata di un'arancia e del limone, che userete in cottura.
Sbucciare un'arancia e tagliarla a fettine non troppo grosse.
Già che ci siete tenete da parte anche qualche spicchio di pompelmo, pelato al vivo, per decorare il piatto.
Lavate bene il trancio di sirena (sapendo dove vive lo farete più che scrupolosamente).
Mettete a marinare il trancio nel succo dei restanti agrumi, con una spolveratina di pepe, per almeno un paio d'ore.
Disporre le fette d'arancia sul fondo d'una padella, adagiarvi il trancio di sirena e irrorate col succo d'agrumi, filtrato.
Coprite e far cuocere a fuoco basso per circa un quarto d'ora.
Nel frattempo tostate una manciata di pinoli su un padellino antiaderente.
A cottura ultimata del trancio, tenete da parte il fondo di cottura e, fiamma alta, scottate sui due lati la vostra sirena, che a quel punto avrà ben poco da cantare.
Se occorre, bagnatela con un cucchiaio di salsa.
Fate ridurre e addensare la salsa di cottura, aiutandovi anche con una punta di fecola sciolta in un cucchiaio d'acqua fredda, mescolando bene.


È fatta: sul letto limaccioso di salsa d'agrumi adagiate la vostra sirena, cospargetela con i pensieri amarognoli dei vostri pinoli, e decorate con gli spicchi di pompelmo pelati al vivo.



Spero perdonerete la scela del piatto della nonna, il cui colore va a fondersi con l'arancio della salsa... Ci ho pensato dopo, e non potevo mica far freddare troppo la mia sirena.
Cantava, dal fondo, suadente e dolceamara.
E va servita calda...

Aforisma del giorno:
Il nostro pentimento non è tanto un rimorso per il male che abbiamo fatto, quanto un timore di quello che ce ne può derivare.
François de La Rochefoucauld


Oggi ascoltiamo
This Mortal Coil - Song to the Siren

http://www.youtube.com/watch?v=p1LeXdP9lcM&feature=related
Poi c'è chi dice che gli anni Ottanta si dividevano solo tra punk, spalline e acconciature glam.
Ed Elizabeth Fraser dove la mettiamo?...

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