domenica 30 settembre 2012

Gnocchetti prezzemolati con polpettine speziate

Personaggi e interpreti: io e Leppagorre...

- Se ti prendo ti faccio a fette, ti ricaccio nel libro delle psicosi, ti tolgo il barattolo dello zucchero!
- No, lo zucchero no, ti prego, ti prego, ti pregooo!
- Ma io dico: possibile che ogni cosa che vedi la vuoi? Non sei più cucciolo, ormai, hai settecento anni!
- Ma era così bello, verde verde, che non ho resistito...
- Sì, era bello, ma qui di panze ce n'è una...
- Due...
- Si, vabbè, due... e un ciuffone di prezzemolo così va a finire che si spreca!
- Uh, poco che sei!...
- "Quanto sei", si dice!
- Ma come, non stavi imparando il gallurese? Ti do una mano, no?
- Lo so io come me la dai la mano, tu, galioffo! Lessa due patate, va', fai qualcosa!
- Te pareva! Se stavo nella panza di Gordon Ramsey mica mi trattava così, lui.
- No, eh? Avrebbe pagato oro qualche strizzacervelli per farti estirpare, te lo dico io! Ringrazia la tua buona sorte che hai trovato chi ti sopporta e t'asseconda, sennó...
- Ce le mettiamo le polpettine?
- Certo, che non ce le vuoi mettere?

Sempre la stessa storia, con 'sto benedetto Leppagorre: m'istiga a prendere cibo su cibo, a cucinarlo come viene e, quindi, a magnarmelo.
Diventerò definitivamente un buzzicone... Meno male che la panza fa sostanza, dicono...
Quindi, due belle patate lessate, pelate e schiacciate.
Farina q.b., il tanto che serve per fare una pasta morbida ma consistente.
Sale, ovviamente.
E del prezzemolo tritato da unire all'impasto. Lo si dovrà pure utilizzare, no?
Impastare il tutto, formare un salamotto, quindi un cordoncino spesso un dito e da questo ricavare gli gnocchi, che incaverete usando il dorso della forchetta, appoggiandoli ai rebbi e facendoli arricciare.
Questo per far sì che il condimento abbia più appigli. E ve ne accorgerete con un bel ragù...

Per le polpettine servono invece:
un etto e mezzo di macinato, ma se è di più... ciccia!
Un pizzico di cumino, di coriandolo, di noce moscata (poca, por favor! L'effetto rosticceria è sempre in agguato...) in polvere.
Uno spicchiettino d'aglio tritato.
Sale, pepe, q.b
Mescolare bene il tutto e formare delle piccole palline.

Mettete a bollire dell'acqua, oppure, se ne avete, del brodo di verdure (io ho usato l'acqua di cottura del mio quintale di verdure. Maledetto Leppagorre...)
Tuffatevi gli gnocchi e le polpettine e fate cuocere allegramente fin quando gli gnocchi saliranno in superficie.
Scolate il tutto e condire con un sughettino al volo, che so: pomodoro e basilico.
Oppure, se siete disgraziati come me, fate un pesto di prezzemolo: foglie del prezioso bene, olio, sale e poco aglio.
Tritate il tutto e via, a sposare gnocchi e polpette.


- E per stavolta ti perdono.
- Ma senti che bbono, dovresti essere contento...
- Taci!

Detto romano del giorno
Si n'omo pe buciardo è conosciuto, quanno dice er vero nun è creduto

Quanto è vero…


Oggi ascoltiamo
Smokey Robinson And The Miracles - The Tracks Of My Tears

http://www.youtube.com/watch?v=coh7n6dYj5Y

venerdì 28 settembre 2012

Trancio di sirena agli agrumi

Mi pare di sentire i commenti: "Ecco, lo sapevo: Muccardo s'è bevuto poco cervello che aveva! Che ricetta ci proporrà domani? Grifone allo spiedo in salsa di mandragora? Tartare d'unicorno al pesto di pomi delle Esperidi Spezzatino di minotauro su letto d'insalatina di quadrifogli? Mah..."
Perché? Cosa c'è di strano? Non avete anche voi la vostra Sirena?
Ricordate? Quel volpone d'Ulisse fece tappare con la cera le orecchie ai suoi compagni e se ne stette ben legato all'albero maestro pur di sentirne il canto suadente.
Ma lui era un bel galioffo, e se lo poteva permettere. Quanti di noi oggi hanno un albero (maestro o no) su cui ancorarsi?
Una volta i miti e i Mostri della psiche vivevano oltre la palla omogenea dell'io, e se ne stavano, anche se minacciosamente incombenti,  fuori dalla persona.
Anzi, nemmeno si concepiva l'idea di "persona" o d'interiorità.
Oggi sappiamo che Edipo proprio sta dentro di noi, con la feroce e primitiva brama di possesso esclusivo per la madre.
Le Furie o le Erinnni che ci perseguitano nelle pieghe dell'anima le chiamiamo rimorsi.
E la Sirena... la Sirena stà là, ferma, nel fondo di noi stessi, con i capelli che danzano nell'acqua turbolenta dell'inconscio più oscuro e limaccioso.
E canta, canta:

Vieni...
non importa che fai,
che stai facendo,
vieni da me
adesso
e adagia piano
ogni pensiero,

scivola a me
e seguimi
nel buio,

dolce e amaro
miele del nulla,
calda sabbia in cui affondare
senza rimpianto alcuno,
ad occhi chiusi

e a corpo morto
abbandonarsi.
Cedimi,
vieni a me,

senti il mio canto? È un mantra di
... niente, niente, niente...
niente ha importanza
e senso,
e niente ha un fine,
infine...
Vieni da me

adesso
e scivola nelle spire
calde del buio
dove t'abbraccio,
nelle volute calde
dove t'avvolgo,
e ti sorrido
e avvolgo
e ti sorrido...
Niente, più niente ti ferirà
 mai più...
Seguimi
nel buio,
nell'abisso...


Ecco, conosco bene il suono mellifluo di quella voce.
Qualche volta, proprio come Ulisse, ho pure messo la testa sotto, per ascoltarla meglio e farmi cullare dalla sua malìa.
Ma qualcosa m'ha sempre fatto tirare su, a prendere un sorso d'aria in cui diluire l'effluvio di quel canto, aria per salvarsi e non scivolare giù, aria per non affogare dentro di sé.
Oggi, quindi, alla faccia di quest'essere che ci seduce e vuole trascinarci nell'abisso, il nostro abisso, ci facciamo un bel trancio di sirena agli agrumi.
Come, non avete la vostra sirena da fare a fette? Siete fortunati...
Allora, anche del comune e banale pesce spada andrà bene lo stesso.
Ingredienti, per una persona. (Per voi, voi soli)
Un trancio di sirena (o di spada, abbiamo detto)
2 arance
1 pompelmo
1 limone
una manciatina di pinoli.
Sale, pepe e olio q.b.
Lavate bene gli agrumi, tenete da parte la scorza grattugiata di un'arancia e del limone, che userete in cottura.
Sbucciare un'arancia e tagliarla a fettine non troppo grosse.
Già che ci siete tenete da parte anche qualche spicchio di pompelmo, pelato al vivo, per decorare il piatto.
Lavate bene il trancio di sirena (sapendo dove vive lo farete più che scrupolosamente).
Mettete a marinare il trancio nel succo dei restanti agrumi, con una spolveratina di pepe, per almeno un paio d'ore.
Disporre le fette d'arancia sul fondo d'una padella, adagiarvi il trancio di sirena e irrorate col succo d'agrumi, filtrato.
Coprite e far cuocere a fuoco basso per circa un quarto d'ora.
Nel frattempo tostate una manciata di pinoli su un padellino antiaderente.
A cottura ultimata del trancio, tenete da parte il fondo di cottura e, fiamma alta, scottate sui due lati la vostra sirena, che a quel punto avrà ben poco da cantare.
Se occorre, bagnatela con un cucchiaio di salsa.
Fate ridurre e addensare la salsa di cottura, aiutandovi anche con una punta di fecola sciolta in un cucchiaio d'acqua fredda, mescolando bene.


È fatta: sul letto limaccioso di salsa d'agrumi adagiate la vostra sirena, cospargetela con i pensieri amarognoli dei vostri pinoli, e decorate con gli spicchi di pompelmo pelati al vivo.



Spero perdonerete la scela del piatto della nonna, il cui colore va a fondersi con l'arancio della salsa... Ci ho pensato dopo, e non potevo mica far freddare troppo la mia sirena.
Cantava, dal fondo, suadente e dolceamara.
E va servita calda...

Aforisma del giorno:
Il nostro pentimento non è tanto un rimorso per il male che abbiamo fatto, quanto un timore di quello che ce ne può derivare.
François de La Rochefoucauld


Oggi ascoltiamo
This Mortal Coil - Song to the Siren

http://www.youtube.com/watch?v=p1LeXdP9lcM&feature=related
Poi c'è chi dice che gli anni Ottanta si dividevano solo tra punk, spalline e acconciature glam.
Ed Elizabeth Fraser dove la mettiamo?...

giovedì 27 settembre 2012

Pabassotti... e tre piccoli avvoltoi...

Eh sì, mi sono abituato troppo bene. Avevo iniziato con queste:


Pabassinas a go-go, come se piovesse. D'altronde vanno molto.
C'è chi ha le ha assaggiate in Sardigna e comunque preferisce le mie.
E ci credo! Ci ho studiato, per farle, mica me l'ha insegnate minnanna Ninnedda...
E comunque, mai fermarsi, mai riposare sugli allori. Anzi: osare, osare sempre!
Almeno in cucina....
Quindi, visto che da tanto volevo reimbriosciarmi, m'è venuto in mente di farlo al gusto di pabassina. 
E allora, che si fa? Ma, che domande: i Pabassotti!
Premetto che non ho ancora un'impastatrice (me la regalerò col primo stipendio, e spero presto...), quindi sbatto e incordo l'impasto fino a farmi venire le braccia tipo er Sor Hulk, non so se avete presente. 
Anche come colorito, tra un po' quasi ci siamo...
E allora, eccoli. Stesso procedimento delle brioches, ma gli ingredienti delle pabassine.
Ovvero:
300 g    farina
200 ml  latte
100 g    zucchero
120 g    burro pomata
2           uova
25 g      lievito di birra
un pizzico di sale... e, ovviamente:
100 g    farina di mandorle
50 g      noci già sgusciate, pelate e sbriciolate
100 g    nocciole tostate e tritate
100 g    uvetta

Chi mi conosce sa che sono uno svampito con la testa tra le nuvole, ma anche un po' schematico. 
I maligni dicono ai limiti dell'autismo. Perché, che male c'è ad ordinare per colore i calzini nel cassetto del comò?...
Ecco, appunto...
Dividiamo allora il nostro lavoro in fasi, come per ogni lievitato che si rispetti. Perciò:

Fase 1) Lievitino.
Sciogliere nel latte intiepidito il lievito, unire della farina (q.b. per formare un panetto morbido) e 1 cucchiaino di zucchero.
Lasciar lievitare fino al raddoppio.
Mezz'ora circa...

Fase 2) Impasto.
Unire le uova, una ad una , la farina di mandorle, la frutta secca e il burro alla fine.
Lavorare a lungo l’impasto.
E turutù e turutù, con la manina che prende la pasta e la sbatte nella ciotola, la rialza e la risbatte...
E turutù e turutù... 
Lo so, qui i crampi saranno all'ordine del minuto, ma ce la si può fare anche a mano.
A volte mi aiuto anche con un cucchiaio di legno, ad uso pala... D'altra parte, che devo fa'?
A dda venì l'omo a motore... Evviva la rivoluzione industriale, tesori miei!...
Lasciar lievitare fino al raddoppio (d'estate basta anche un'ora e mezza, d'inverno circa due).

Fase 3) Lavorazione.
Rilavorare un pochino la pasta.Quindi suddividere l'impasto in mucchietti grandi un pugno.
Cercare di avvolgerli su se stessi, tirandone i bordi e portandoli verso il basso, come se voleste avvolgerli. 
Questo darà un simil-effetto piegatura alla pasta e l'aiuterà, nei limiti del possibile, a mantenere la struttura glutinica. 
Lo so, con tutta 'sta frutta secca che pretendi?
Lasciare lievitare su teglia fino al raddoppio.
Un'oretta circa, se fa caldo


Fase 4) Cottura.
La classica combinazione:180° per 40 minuti circa.
Ed ecco i Pabassotti:


Paccuti e forti, non le solite brioscine gné-gné.
Roba da tè con le amiche fuori dalla veranda a spettegolare... ma non solo.
Anche per un robusto merendare dopo aver fatto di tutto col partner... chi ce l'ha a portata di mano.
Sennó, come me, dopo una bella doccia e le braccia ancora doloranti.
Stanco ma felice.

Detto sardo del giorno
Menzus leare e pentire, chi pentire e lassare

È meglio il rimorso del rimpianto. Quant'è vero!...

Oggi ascoltiamo
Tazenda - Tre piccoli avvoltoi (live)
http://www.youtube.com/watch?v=GrTlN82oQOM
Lo so, il questo spezzone è tutto ciò che si trova su questo brano.
Sapete la storia dei tre piccoli avvoltoi? No?
Nel 2008 l'Ente Foreste libera nelle montagne di Orgosolo tre piccoli avvoltoi provenienti dall'Austria, con l'intento di ripopolare una specie da tempo ormai estinta nell'isola.
Balente, Sandàlia e Ros’ e monte, due maschietti e una femmina, appena impiumati prendono il volo.
Fiant bellos sos chelos ‘e Orgosolo/ Cun tres astores minoreddos
Erano belli i cieli d'Orgosolo con tre piccoli avvoltoi... Cantano i Tazenda.
Ma la bella avventura dura poco. I tre cuccioli vengono trovati morti, uccisi da bocconi avvelenati.
Si crede sia stato qualche pastore che, temendo per le sue greggi, ha reagito come sempre sanno fare le persone che non vivono più sentendo la natura, ma solo il peso dei propri interessi nella bertula.
Per questo adesso in Sardegna non vi sono più né lupi ne gatti aresti.
E, purtroppo, nemmeno più tre piccoli avvoltoi... Meschineddos...


martedì 25 settembre 2012

La vita è fatta a scale, c'è quiche...nde e c'è chi sale...

Ovvero: quiche ai porri e zucchine + quiche alle cipolle rosse e scamorza affumicata

Sì, lo so, la battuta è alquanto cretina, ma mi consolo pensando che ho fatto di peggio.
Anche in cucina, sì, anche se non sembra.
Una cosa che però amo molto, e che alla fine riesce sempre come deve (più o meno) è la quiche, ossia una scorza di tenera pasta brisée che racchiude tutto quel che è commestibile, che la fantasia propone e che la natura mette a sua disposizione. Possibilità infinite, come anche per la pasta, o il riso.
La brisée è, come già saprete, una frolla senza zucchero, quindi qualcosa di friabile da poter arricchire con qualsiasi cosa ci venga in mente. Ha poi il vantaggio di poter essere consumata calda, tiepida o anche fredda. E non è poco.
Pic-nic? Concerto del Primo Maggio? Cena con amici? Cena per sé, con le gli ingredienti che più si amano?
È sempre bbona, comunque la si faccia.
Abbiamo gia visto a suo tempo la classica formaggio e pancetta. Ma non c'è bisogno certo di fare sempre la brisée alla curcuma, anzi.
Più la pasta è semplice, più la varietà di ingredienti si fa ampia,, aumentando le nostre possibilità di pasticciare come e quanto vogliamo.
Prepariamo quindi una brisée come da ricetta base: ad un tot di farina (mettiamo 300 g) si uniscono tot/2 di burro a pezzetti ben freddo e acqua q.b per amalgamare, in fretta e in furia il panetto frolloso.
Lo so, sembra un concentrato calorico unico, ma quando facciamo la nostra bella crostata alla marmellata, o al cioccolato, o anche alla ricotta sembriamo sempre non tenerlo a mente.
Bene: basta non tenerlo a mente neppure ora!...
La pasta va fatta riposare almeno mezz'ora in frigo.
Il mio secondo panetto è rimasto al fresco per un paio di giorni e s'è comportato anche meglio.
Quindi, quando avete tempo, ve la potete preparare con largo anticipo e poi zàcchete, tirarlo fuori dal frigo, accendere il forno, riempire e via! Una comodità unica.
Qui abbiamo due versioni:

Quiche ai porri e zucchine
Si prepara un bel panetto di brisée da 200, 250g di farina. Quindi (mi ripeto, ma preferisco così): 100, 125 g di burro.
Bene, la pasta riposa tranquilla al frescuccio? Prepariamo il ripieno:
300 g    porri (2, solo la parte bianca)
200 g    zucchine (una media va bene)
100 g    pancetta a dadini piccoli piccoli (ma se volete ne potete anche fare a meno)
200 g    panna da cucina
2           uova intere
1/2        cipolla
sale, pepe q.b.
Ah, le foglie  verdi del porro, lo saprete già, non vanno MAI buttate.
Usatele insieme a verza, patate, bieta, fagioli, carote, zucchine e quant'altro per preparate un delizioso Megaminestrone. Fa sempre piacere non gettare via ciò che è commestibile.
Tagliare i porri a pezzi spessi un dito e farli lessare per 5 minuti in acqua bollente.
La zucchina, come tutte le verdure spugnose non andrebbe lessata allo stesso modo, altrimenti può rilasciare l'acqua di cottura e ammollare la quiche. Meglio trifolarla in padella a pezzetti con poco olio, lasciandola anche a metà cottura. Tanto si farà un'altra mezz'ora di forno, quindi...
Preparare un soffritto con cipolla (che farete appassire a fuoco BASSISSIMISSIMO) e la pancetta.
Scolare i porri e fateli insaporire nel soffritto.
E qui già l'odore che si spargerà per la cucina sarà di per sé delizioso...
Fate freddare le verdure, quindi accendete il forno a 180° e, mentre raggiunge la sua solita temperatura di lavoro, prendete il panetto di brisée, stendetelo non troppo finemente (diciamo 3 mm, secondo me) e foderate con la pasta uno stampo da 24, o 25 cm.
In una terrina versate la panna, le uova, mescolate e unite le verdure. Salate e pepate a gusto vostro.
E quindi riempite la scorza frollosa che attende serena la sua sorte.
Cuocere per mezz'ora almeno, fin quando la pasta sarà ben dorata e la superficie del ripieno si sarà colorita e rassodata.
Qui la prova stecchino non tiene molto, dato che il ripieno resta morbido e umido.
Quindi: doratura + compattezza!

  Qualcosa di buono v'aspetta...

Oh, che distratto che sono... (E falso come una banconota da 7 euri e cinquanta!)
Ho fatto un panetto troppo abbondante... E adesso?
Beh, e che ci manca la fantasia? Orsù, dàje, ajó: è tempo di....

Quiche alle cipolle rosse e scamorza affumicata
Per un miserrimo stampo da 20 cm di diametro...
Ma se, ovviamente, vorrete fare una quiche da 24 o 25 cm raddoppiate le dosi del ripieno.
Oui, monsieur La Palisse... Quindi:
200 g    cipolla rossa (una bella cicciotta)
200 g    scamorza affumicata
100 g    panna da cucina
1           uovo intero
sale, pepe q.b.
Tagliare la cipolla a fettine sottili e fatela appassire in poco olio a fiamma (lo devo ripetere?) BASSISSIMISSIMA. Ecco.
Se dovesse asciugarsi troppo aggiungere un cucchiaio d'acqua, quel tanto che serve a farla stufare.
Nel frattempo fate a pezzettini la scamorza.
Stendete il panetto di brisée, foderate la base e le pareti del vostro stampo.
Quando la cipolla sarà appassita fatela raffreddare, quindi unitela nella solita terrina dove avrete messo la panna e l'uovo. Unite la scamorza, salate, pepate e riempite la base della quiche.
Stessa temperatura e tempi di cottura: 180° per 30, 40 minuti.
Di solito il ripieno delle quiche, avendo le uova nell'impasto, tende a gonfiarsi in forno, di solito proprio sul finire della cottura. Non temete il patatrac: una volta fredda tutto tornerà nei ranghi.
Come al solito...
Ah, ultima precisazione: far raffreddare bene prima di togliere dallo stampo.
Può essere conservata anche fuori dal frigo, ma al fresco tende a rassodare un pochino.


 Pure questa non è male! Anzi...

Aforisma del giorno
L'amore non è cieco. Cieco è l'amor proprio.
 
Voltaire

Oggi ascoltiamo
Mina - Un anno d'amore

Una canzone immortale... 
Au revoir!

lunedì 24 settembre 2012

Torta Sesanella

La saga della tahine continua.
Dopo la pasta, l'insalata e il caffellatte non so davvero più dove metterla...
Ma scherzo! Forse...
In realtà m'accorgo che, sebbene il sesamo abbia di per sé un sapore "neutro" che si sposa bene sia col salato che col dolce, poche sono qui da noi le ricette di dolci contenenti questi semetti saporiti.
Sì, c'è il croccante al sesamo, le Reginelle (biscotti da forno della tradizione trapanese) ma, alla fine, poco altro.
Figuriamoci la tahine, allora...
È tempo di riscossa, bella mia! Apriti, sesamo! Vieni, immergiti in questo dolce, profumato e delizioso... impasto d'una torta nata per te, solo per te!
Devo dire che le prove sono state solo un paio, la prima minimal ed essenziale, la seconda ben più ricca... e più bbona.
Strano, per le ricette sono inaspettatamente così preciso, ma stavolta non riesco a ritrovare quella dove compare il favoloso trittico tahine, cioccolato e arancia.
Peccato... però è meglio non perder tempo a rimestare in rete; prendiamo quindi le dosi del ciambellone di chez Muccard e modifichiamolo alla bisogna:

300 g    farina
100 g    zucchero (scarsi. Capirete poi il perché...)
3           uova
100 g    burro
e fin qui siamo nella norma... Ora viene il bello:

3 cucchiai colmi di tahina
2 cucchiai (stra)colmi di nutella
150 ml    succo d'arancia fatto al momento e filtrato
75 g        noci tritare grossolanamente
40 g        pinoli
40 g        scorzette d'arancia tritate

...indi le canoniche: 1 bustina di lievito, 1 bustina di vanillina

Tostare i pinoli in un padellino antiaderente per qualche minuto, rimestandoli spesso per farli dorare da ogni lato.
I pinoli sono fotogenici ovunque, li possino ammazzà.
Lavorare le uova con lo zucchero, unire la vanillina, il burro fuso, la nutella, poscia la tahine.
Mescolare bene, aggiungere le noci, il succo d'arancia e quindi la farina.
Infine unire i pinoli, le scorzette tritate e il lievito.
Che altro aggiungere? Direi che va bene così.
Cuocere come sempre a 180° per 30 minuti circa.



 Sesanella versione 1.0

Come sembra? Non troppo arancio, non troppo cioccolato ma tanti bei semi oleosi (la crema al sesamo, le noci, i pinoli e le nocciole della crema al cioccolato...)
Un'apoteosi di calorie! Un'apocalisse lipidica!
Un'orgia di grassi che, quasi per magia (ma mica tanto...) si trasformeranno in un bello strato, spesso ed eterno più dei ghiacci artici, di sugna sottocutanea!
Maddài! Se un se ne mangia una fettina al giorno e stop, che vuoi che succeda!
E poi i pinoli e le noci fanno così bene. E il sesamo, poi...
Ma sì, niente panico salutista! Basta contenersi e non esagerare.
Ed è proprio questo il mio dramma...


Sesanella versione 2.0. La mejo...

Aforisma del giorno
Non si può far cambiare idea a qualcuno con la ragione, se non è con la ragione che ci è arrivato.

(Jonathan Swift).

Oggi ascoltiamo
Sting e Cheb Mami - Desert Rose 

http://www.youtube.com/watch?v=qFh5Vid7oz4&feature=fvst

Che voce, Cheb Mami!
Peccato che da noi non lo si conosca che per questa canzone (e grazie a Sting, lo possino...) o per "Così celeste" di Zucchero...
Uno dei miei sogni: che una sorta di paradiso esista e che un giorno vi ritroverò Andrea Parodi e Chez Mami a cantare assieme...

domenica 23 settembre 2012

Bombolotti verza e cozze

Lallallààà... Che ciò qua?...
Sondare le profondità del freezer è come esplorare un album di piccoli ricordi.
Ritrovi la quiche preparata due mesi prima che ti guarda ansiosa e infreddolita come a dire: "Mangiami, te ne prego... non ne posso più!"
Poi il solito chilo di gelato che sta in agguato e, magicamente (mica è colpa mia...) riempie la tazza del dopo-pranzo e/o del dopo-cena.
Poi verdure a non finire. Un minestrone, preparato mischiando tutto il mangiabile, che attende paziente come solo le piante (e la verdura; congelata, poi...) sanno essere.
Poi cose messe alla rinfusa, avani di pranzi e cene dove le dosi (cosa per me abituale) erano state duplicate, se non triplicate.
Innsomma il freezer è la versione alimentare di un armadio, con gli abiti che si usano, quelli smessi che non vedono ancora la via del secchio e quelli ancora da provare...
Vabbè, mica ci farai tutta 'sta sviolinata per due foglie di verza...
Eh sì, invece, perché poi le cose, le idee (specie se culinarie) nascono da accostamenti fortuiti, come dall'unione di un ombrello su una macchina da cucire. O quasi...
La cucina non è certo "ingredienti in libertà", ci mancherebbe (se no avrei già avuto la spudoratezza di fare un sandwich nutella e cozze, agghjiumai!...)
Però a volte restiamo soddisfatti per poco, solo per averci dato il fuggevole piacere di qualcosa di piacevole. La cucina insegna il gusto per le sensazioni buone ma effimere, fugaci, per quel l'arte che non è pietra ma gesto, per quella delicatezza di fiore che dura un solo giorno ma in quel tempo breve esprime tutta la sua gloria al mondo.
Bene, allora facciamoci questo pranzetto falena, questo piatto sakurà, questo inno al transeunte, al passeggero.
Il cibo, in fondo, è un inno alla vita...
Quindi: foglie di verza, bollite in acqua salata fino a renderle morbide, mettiamo un paio d'etti...
Poi delle cozze, o fresche o già preparate e sgusciate (e messe via, al freddo, ad aspettare)...
Anche qui un paio d'etti.
Poi un bel soffritto d'aglio e (poco) peperoncino.
Fate saltare la verza, e se risulta troppo asciutta unire un po' d'acqua di cottura della pasta.
A proposito: ognuno ha le sue preferenze, si sa. A me piace quello corto.
I bombolotti, che si sposano bene col semplice condimento di ricotta romana e parmigiano, qui li ho visti bene con i molluschi. Proviamo...
A metò cottura della pasta unire le cozze già aperte e sgusciate, il loro succo fatto decantare e filtrato, e far ritirare un po'.
Quindi scolare i bombolotti, scatrafrombolalli* nella padellona dove giacciono assieme in tenero connubio la verza e le cozze, e far saltare per un paio di minuti.



Niente di che, figuriamoci. Ma quant'è bbono!
Au revoire!...


* lanciarli, gettarli, tuffarli

Aforisma del giorno
Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura una vita.

Oscar Wilde (of course...)

Oggi ascoltiamo
Ottavio Padiglione - Ho picchiato la testa

http://www.youtube.com/watch?v=fJg4Wazoato
 

giovedì 20 settembre 2012

Ova rincipollite


Personaggi e interpreti: io e Leppagorre...

Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!.
Compri qualcosa di buono, qualcosa che cerchi magari da tanto, con cui ce facevi l'amore avrebbe detto la pora mamma mia. Ma, ovviamente, la confezione non è mica monodose.
E non puoi nemmeno chiedere al negoziante solo due cucchiai di tahine... ma che, davero davero?
Qundi, se ci si ritrova a casa un bel vasetto da 300 g (almeno) di questo delizioso pesto di semi di sesamo, che si fa? Dove lo metto?...
- Ma che domande fai! Ma dappertutto, no?
- E te pareva!... Ti ricordo che fino a pochi giorni fa volevi un oritteropo come animaletto da compagnia.
- Una nutria....
- Che?...
- Mi piaceva di più la nutria... Ma fai sempre il difficile, tu!
- Comunque niente nutria, o oritteropo che sia. Era per dire: come fa ad essere affidabile un tipo come te, quando dà il suo parere? Alla fine non ti si crede, no?
- Allora, ascoltami, e stavolta non te ne pentirai!
- Ho un vago sospetto...
- Macché! Su, prendi quel paio d'uova che hai in frigo, prima che prendano vita. Ti ricordo che in questo paese non è consentita la coltivazione di embrioni!
- Ma, io...
- Niente ma! Vai, vai, che io intanto preparo la pseudopiada.
- La che?
- E mica la vorresti chiamare piadina, no? È un'altra cosa. E poi non mi viene in mente un nome nuovo.
- Va bene quello. Come la fai?

Pseudopiada carbonata
100 g     farina
50 ml    acqua (o giù di lì)
1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 cucchiaio d'olio evo
sale q.b
- Impasta bene tutto quando. Così... va smandruppato ben bene, sennó..,
- "Smandrappato" vorrai dire...
- Sì, vabbè, è lo stesso. Poi fai riposare la solita mezz'oretta in una ciotoletta, al coperto.
Nel frattempo taglio la cipolla, mezza di quelle rosse andrà bene. Anzi, mettici pure sto scarogno, va...
- "Scalogno" dirai. Ma niente niente ti sta venendo il morbo d'Alzhaimer?...
- Maddeché! A me non m'ammazza nemmeno la bomba atomica!
- Purtroppo credo tu abbia ragione...
- Che hai detto?
- Niente, niente... Tagliamo 'sta cipolla va. E riepiloghiamo:

2    uova
1/2    cipolla rossa
1    scalogno piccolo
1 cucchiaio di tahina   
una punta di coriandolo e una di cumino, in polvere.
Far appassire la cipolla e lo scalogno a fuoco dolce. Se lo bruciate meglio che prenda la via del secchio dell'immondizia.
- E dov'è? Serve il navigatore?
- No, basta una buona mira.
Aggiungere la tahina e le spezie e mescolare bene.
Separare i tuorli dagli albumi. Senza butt... Va' a prendere altre uova, va'! Ma come devo fare con te?
Versare gli albumi nel cipollame scarognato e mescolare velocemente, salare un po' e quindi far rapprendere.
Nel frattempo stendere e cuocere in una padella antiaderente la pseudopiada.
- Sbucicchiando....
- Sì, bravo. Bucherellandone la superficie con una forchetta.
Tre minuti per lato dovrebbe andar bene.


Unire adesso i tuorli al cipollame scarognato e albuminato.
- Ma che stai a dì?
- Cerco di bilanciare le tue carenze lessicali, in qualche maniera, no? Sennó tra un po' parleremo a gesti!...
- Mah...


Aggiungere poco sale sui tuorli, e pepe q.b
Adagiare sulla psedopiada l'ova rincipollite (e scarognate)
- E anche tacchinate..
- Ecco, appunto. E adesso?
- E adesso si mangia!
- Certo che pare un piatto da scapoli...
- Single si dice! E tu non sei mica single. Ci sono io qui, con te.
E spalanca gli occhioni gialli, sorridendo. Sarà una minaccia o una promessa?...

Detto romano del giorno
Chi sse ne frega, è la risorsa der pover' omo.


Oggi ascoltiamo
Peter Gabriel e Kate Bush - Don't give up

http://www.youtube.com/watch?v=VjEq-r2agqc


Don't give up 'cause you have friends
Don't give up you're not the only one
Don't give up no reason to be ashamed
Don't give up you still have us
Don't give up now we're proud of who you are
Don't give up you know it's never been easy
Don't give up 'cause I believe there's a place
There's a place
Where we belong

venerdì 14 settembre 2012

Mommogamuš

Personaggi e interpreti: io e Leppagorre...

Fàmose male...
Questo mi dice guardandomi con gli occhioni gialli mentre cammino per piazza Vittorio, tra i negozi d'alimentari miltietnici (o anche monotecnici: solo cinesi, per esempio).
Fosse per lui alla domanda: cosa prendiamo? risponderebbe un deciso: uno di tutto! no? 
Vermicelli - li abbiamo... salsa di soia - pure... meduse secche - anche no... grappa di prugne... - troppi ricordi, no.
- Ti ricordo quelle due melanzane che versano in condizioni da lungo degenza nel frigo, eh?
Che si fa? Eutanasia di verdure o... E se ci facessimo un bel babaganush?
Aspetta...'ndo sta?...ah, ecco:
    Colesterolo HD:    39... bene
    Colesterolo LD:  143... bene
Vai, si compra la tahina!
- La tacchina? E che ci faccio? Me la porto al guinzaglio per Torpignattara? No, no io ciò paura... E se poi mi becca? Lo sai o no che certi uccellacci sono bizzosi!
- Macché tacchina!...
- Eh sì, è vero... Meglio un pechinese, o un chihuahua, no? O un ornitorinco. Sììì, dài, mi piacciono da morire con quel beccuccio e le zampine palmate! Prendiamo un bell'ornitorinchino, dài! Ti prometto che la cassetta con la sabbia la pulisco io!
- A parte che non credo ci lascino adottare un ornitorinco, tesoro di casa. E non farmi gli occhioni da Gatto con gli stivali di Shrek... Mannaggia a me e quando vedo certi film! Mi dimentico sempre che stai sempre là in agguato!
- .... nemmeno una nutria piccina piccina?....
- No!
-.... e un oritteropo?... Bel musetto, orecchiucce... eddààài...
- No!
- Ma come, dici sempre no e in principio ti volevi prendere una tacchina!
- Tahina, Leppago', tahina, cioè: crema di sesamo!
- Ah, ecco perché leggevi i risulati delle analisi. È calorica? Mi piace!
- E te pareva... Considera che è fatta coi semi di sesamo, tostati e pestati, più olio d'arachidi... Ti basta?
- Mh...Beh, fosse per me, ci metterei anche un cucchiaio di nutella...
- ...

La ricetta per la babaganush, ovvero crema di melanzane prevede:
melanzane (ma guarda un po'...),
tahina ,
(No, NON la tacchina, per favore... E levami quel pennuto puzzolente dal balcone! Su, riportalo dove l'hai preso!
- Ma è un regalo...
- Non ci credo, riportalo dove l'hai preso!
- Cattivo!....)
Dicevamo (ce la faro?):
melanzane,
tahine,
aglio,
succo di limone
olio d'oliva e sale q.b

Ecco, c'è qualcosa che non mi torna in quella che ho mangiato quella volta, e che mi piacque così tanto...
- Lo credo, non c'era il limone!...
- Ah, ecco! E come si fa? È come fare la matriciana senza guanciale: è un'altra cosa.
- E cambiagli nome, no? Tanto fai sempre come il povero Adamo all'inizio del mondo...
- Che è, sei diventato credente tutto insieme, Leppago'?
- Io? Ahahahahahahahahahahahahahah.....

Allora, facciamo pure la Mommogamush, anzi la scrivo pure così: Mommogamuš 
- E che è, lituano?...
- No, a te piacciono i chihuahua? A me i segni diacritici, va bene?
- Come vuoi...
Allora... (ci riusciro?... spero di sì.)

Mommogamuš 
2   melanzane
2   cucchiai di tahina
2   spicchi d’aglio
sale e olio extravergine d’oliva q.b.
Una semplicità micidiale, devo dire: si prendono le melanzane, si dividono in due e si mettono in forno fino a cottura.
O, più brevemente, si mettono su un piatto e si fanno andare al μonde...
- E che d'è?...
- Il microonde, no? Possibile che devi sempre metter bocca?
- Mah...
Quindi: μonde a media potenza per una decina di minuti. Circa.
Quando sono cotte si prende la polpa con un cucchiaio e la si riduce in crema, con il tritatutto o con lo schiacciapatate, a scelta.
- E con il martello della kea?...
- Zitto! Allora, dicevo... Ah, ecco: aggiungere l'aglio tritato, la tahine, il sale e tanto olio quanto basta a renderlo cremoso.
Ah, se avete difficoltà a trovare la tahine potete anche provare a farle in casa con dei semi di sesamo appena tostati e ridotti in crema (nel mortaio o nel tritatutto, come preferite) unendo mano a mano l'olio di semi d'arachide.
È un pesto, d'altronde, niente di più.


Direte: "E mo' che ce faccio co'  'sta robba?"
Tesori miei, in Medio Oriente la si usa per condire i falafel, e vabbè...
Ma anche spalmata su dei crostini di pane non è niente male. E in un hamburger casalingo? Meglio mi sento:

- Non imbrogliare! Non è hamburger! È salsiccia senza la pelle e fatta ad hamburger!
- Ma non ti fai mai gli affaracci tuoi, eh? E vabbè, sempre carne macinata è.


- Che c'è?
- Certo che tahina, salsiccia, pane... Qui rischi l'embolo, senti a me.
- E allora?...
- Me li magno io! Dai qua!
- Fermooo!....

Aforisma del giorno
Non vorrei mai morire per le mie idee, perchè potrebbero essere sbagliate
.
(Bertrand Russell)

Oggi ascoltiamo
Jeff Buckley - Lilac Wine

http://www.youtube.com/watch?v=5PC68rEfF-o

mercoledì 12 settembre 2012

Melocrema e melomousse

Personaggi e interpreti: io e Leppagorre...

Metti che uno stia scrivendo al pc per cavoli suoi.
Niente di che, certo... non sto mica facendo un'operazione a cuore aperto, ci mancherebbe.
Solo quel tanto che basta per impegnare il cervello.
Ci si sente vivi per così poco, a volte...
Magari poi uno è anche tutto preso da un programma che non vuol saperne di accettare i dati che si cerca, in ogni modo e maniera, di fargli digerire. Niente...
Gli occhi sono più cotti di due uova in camicia, lo sconforto avanza, il sole compie il suo giro e, in tutto questo immobile baillamme, dove riesco persino a non accorgermi dell'inesorabile trascorrere del tempo, eccolo qua...
Se vedi un mostriciattolo affacciarsi dalla porta con un sorriso da stregatto e un melone tra le zampe già sai che dovrai salvare il salvabile, stendere la schiena dolorante sulla poltroncina girevole, guardarlo di sottecchi e dirgli: "Che c'è?"
- Come che c'è, guarda qua: compri, compri e la roba rischia di andare a male. A questo melone do altri due giorni di vita, se tutto va bene.
- E cosa consiglia l'esimio dottor Leppagorre, in casi disperati come questo?
- Ah, semplice: una terapia d'urto! Si prende il paziente e lo si frulla...
- Frulla... nel senso VRRR VRRR?...
- Sì, certo, mica lo frulliamo nell'immondizia, ma nel frullatore. E mica da solo: ci mettiamo anche quella polpetta spappolata che ti ritrovi nel cranio!
La ciabatta vola verso la porta ma becca lo stipite.  E quando mai...
- Ma che sei matto? Guarda che chiamo il telefono viola, eh?
- Magari, così mi ingabbiano, mi danno un pappone di psicofarmaci, faccio la cura del sonno e mi riposo, alla faccia tua!
Avrei voglia di dirgli: aspetta, c'è ancora tempo; quest'estate, con questo caldo, pare non finire mai; che male ti fa se aspettiamo domani?
Ma nemmeno questa sarebbe la mia voce, lo so bene.
Sarebbe quel canto di sirena che mi mi chiama, suadente e subdolo, che mi culla la mente e cerca di attirarmi verso un gorgo dolcissimo e mortale.
Il canto d'una sirena che non sussurra parole, ma un canto di miraggio rovente nel deserto, uno scroscio lieve di onde incessanti sul corpo abbandonato nell'acqua.
Sembra il normale, consueto, rumore della natura nelle sue mille forme.
Invece è il richiamo della stasi, dell'entropia, della fine.


- Insomma... questo è il melone, e quella è la cucina!
Due occhi pungenti m'inchiodano alla realtà, se vogliamo chiamarla tale...
- E cosa vogliamo farci, allora, con 'sto melone?
- Quello che ti pare. Basta che ti muovi - E gli occhi pungono sempre di più, come aghi sottopelle - Su, dài, che ho una fame!

Una crema, ci facciamo una crema, e non se ne parla più. Prendiamo:
500 g   melone maturo (un francesino, ma anche un retato, basta che abbia il minimo sindacale di sapore di melone...)
100 ml  acqua
100 g   zucchero
30 g    farina
1       uovo intero
Tagliate la polpa di melone a dadini e frullatela con poca l'acqua (100 ml, o quanto basta per far andare le lame).
Preparare la crema al solito modo: battere l'uovo con lo zucchero, unire la farina e, poscia, unire la polpa del melone frullata.
 Mettere a fuoco basso e far addensare, avendo cura di mescolare continuamente.
Quando avrà raggiunto la densità voluta (della crema pasticcera, per capirsi) spegnete la fiamma.
Far freddare bene prima di consumarla. Appena intiepidita fatela riposare in frigo.
(Coperta da una pellicola, lo devo precisare? Sennó vi prende l'odore di cipolla che avete due ripiani più sotto...)

- Mh! Quasi ci siamo...
- Quasi? E che vuoi di più?
- Panna, panna , panna, panna...
Ripete il mantra caseario con gli occhi fuori dal cranio, gialli come non mai.
Quando qualcosa supera le 150  calorie si eccita come un ossesso...
- E datti pace, su! Non ne abbiamo, di panna.
- Ah no?... E dalle profondità del frigo, nascosta dietro una busta di pecorino grattugiato, con la grazia per lui insolita d'un prestidigitatore, eccolo tirar fuori un vasetto di panna. E pure fresca...
- Maledetto, te ne approfitti perché il colesterolo è sceso un pochetto, vero?
- Macché, lo faccio per farti muovere quel sedere piatto che ti ritrovi!

Occhi al cielo, come sempre; e, come sempre, dentro di me so che ha ragione.
Per la mousse:
La crema di cui sopra
125 ml  panna montata
3 fogli di colla di pesce (6 g ca.)
Far ammollare i fogli di colla di pesce in acqua fredda, e intanto montare la panna.
La crema sarà ancora calda, no?
Bene, prendete la colla di pesce, strizzatela e mescolate bene il tutto.
Far freddare completamente la crema, prima di unire la panna montata.
Riempire degli stampini, o delle coppette e lasciate riposare in frigo per qualche ora.


- Sei contento, adesso?
- Mh, quasi!
- A Leppago', e datti una regolata no?
- No, non hai capito... Non voglio fare lo scassazebedei a tutti i costi ma è che prima, aprendo il frigo, mi sono accorto di una cosa...
- Oddio, che c'è! Sono sbarcati gli alieni e hanno stabilito una base nel mio frigorifero? Devo chiamare la Casa Bianca? Le redazion dei giornali? ... o il CIM?
- Ma no, macché alieni... Te le ricordi quelle due melanzane?
- Ah, sì, quelle dell'altro giorno!...
- Ecco, sì, quelle. Devi sapere che versano in gravi condizioni...
E mi prende a braccetto, portandomi nell'altra sala.
Il delirio non avrà mai fine...

Aforisma del giorno
E' un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più.
(Oscar Wilde)

Oggi ascoltiamo
Antony The Johnsons - Frankenstein

http://www.youtube.com/watch?v=XC5gPvfB84g

martedì 11 settembre 2012

Fregola con le arselle... finalmente!

Ma io dico...
Lo so, non è un piatto da tutti i giorni; anche a Roma, d'altronde, mica si peparano i rigatoni co la pajata ogni domenica. Con 'sta brutta storia della BSE, poi...
Lo so, mica si va sempre al ristorante. Qui siamo pure in ristrettezze...
Al massimo una pizza ogni tanto, proprio per esagerare.
Lo so, so tutto, ma ancora mi chiedo, basito: ma come cacchio ho fatto a vivere fino a adesso senza averla mai assaggiata?
Ahó, ma io dico...
So la differenza tra custo, cusso e cuddo, so tutto sulle janas, la filonzana e maskinganna, mi ubriaco di musica sarda da più di vent'anni, conosco "Su patriotu sardu a sos feudatarios" di Francesco Ignazio Mannu (ah, quel Procurate de moderare contro lo strapotere feudale ma, in fondo, contro ogni sopruso, di qualunque ogni tempo...) ma sta benedetta fregola con le arselle non l'avevo provata ancora.
Mi mancavano le cose basilari da "turista" continentale, mannaggia a me.
È anche vero che, a quanto pare, le arselle sono in realtà le telline, ma il Sardegna con sa cocciula si intende anche la vongola.
Quindi mi dico: il pacchetto di fregola sta già in credenza da mesi chiedendo una degna compagnia di sugo e molluschi.
E allora, la vogliamo fare o no?
Le dosi, come sempre sono per due persone... come me, anche se in realtà di porzioni ce ne  potrebbero uscire anche le solite quattro (e con un chilo di vongole, non lo so, eh?).
Ma il mio demonietto direbbe, alzando sdegnamente il muso: TZE!
Occorrono:
200 g  fregola tostata
1 kg    arselle
300 g pomodoro
2 spicchi d'aglio
1 ciuffo fi prezzemolo
olio, sale e pepe q.b

La fregola, se qualcuno non ha avuto ancora modo di conoscerla, è un tipo di pasta di farina di grano duro che si prepara in Sardegna, e appare come tante palline, in genere un po' sbruzzolose (anche se quelle che si vendono al supermercato, essendo fatte a macchina, sono belle lisce lisce).
È parente lontana, ma mica tanto, del cus-cus, e viene preparata in modo simile, a mano, mettendo un po' di farina per volta in un recipiente (sa scivedda) e lavorandola con poca acqua con movimenti circolari, ottenendo delle palline di pasta, che andranno poi tostate in forno.
Viene preparata nei formati a grana piccola (per le minestre, in genere), media o grossa, e la possiamo trovare anche già tostata, pronta per essere cotta nel sugo.

Per prima cosa fate cuocere le arselle a fuoco vivo in una padella con mezzo dito d'acqua, affinchè si aprano.


Scartare quelle che resteranno chiuse e mettetele da parte, conservando l'acqua di cottura in un bicchiere, per farlo decantare.
Preparate quindi un trito di aglio e prezzemolo e fatelo rosolare in una pentola capace con abbondante olio d'oliva. Aggiungete i pomodori tagliati a pezzetti, un paio di bicchieri d'acqua e far bollire per qualche minuto.
Regolate di sale, aggiungere del pepe (non troppo...) e versare nel sugo la fregola.


A metà cottura della pasta unire le vongole e il sugo filtrato, e fate cuocere ancora per una decina di minuti, rigirandola spesso. Se dovesse asciugarsi troppo e risultare troppo densa aggiungete dell'acqua e portare a cottura.
Ora vi avverto: il profumo che invaderà la cucina sarà celestiale e vi verrà voglia di scottarvi subito la lingua nella pentola, come è successo a Leppagorre, tant'è che finalmente qualcosa è riuscita a zittirlo, cosa che solitamente non avviene spesso...
Preparate anche la tavola (per me solo?... Sì, per me solo!) e versare nel piatto questo bendiddio, spolverandolo di prezzemolo tritato.



Devo dire la verità: non mi aspettavo una cosa del genere.
Beh? Non le avete ancora provate? Che aspettate! Su, su, in pescheria! E di corsa!





Detto sardo del giorno
Chie faghe trinta non semper faghe trintunu. 

Chi fa trenta non sempre fa trentuno.

Oggi ascoltiamo
Tazenda - Procurad'e moderare barones sa tirannia

http://www.youtube.com/watch?v=6zYD6CaT7WM&feature=related

lunedì 10 settembre 2012

Spaghetti alla Ching Chun Li

Personaggi e interpreti: io e Leppagorre...

Siete fortunati, voi che avete dei bambini.
Almeno sapete che un giorno cresceranno, si staccheranno da voi, prenderanno la loro strada e non vi accompagneranno più al supermercato, frignendo per la crema alla nocciola o mettendo nel carrello qualunque cosa venga loro in mente.
Ecco, siete proprio fortunati, voi.
Chi invece è accompagnato da un demone (o δαίμων, o duende, o guida, o ispirazione o, semplicemente, schizofrenia) sa che quella parte che lo accompagna non crescerà mai, non se andrà a rompere l'anima a qualcun altro, no, ma sarà così com'è adesso, immobile e immutabile come una statua del buddha, con le stesse manie e le stesse idiosincrasie di sempre. Costante nel tempo. Almeno lui...
Sì, sì, parlate bene voi... ma a andate a fare la spesa col caro Leppagorre: ogni volta un teatrino, una macchietta, un pezzo d'avanspettacolo.
- Dobbiamo mangiare più verdura, lo sai no? Scegliamo un po' di zucchine e peperoni, dài.
E mentre sto lì con il mio guantino e la busta di plastica lui sta già davanti al banco dei formaggi e latticini, con le zampe sul vetro, a sbavare come un levriero di fronte a un fagiano o, meglio, come un bambino di fronte alla vetrina del negozio di giocattoli.
A lui non piacciono le verdure ma, guarda caso, adora i formaggi d'ogni tipo. Oltre ai dolci, naturalmente...
- Ihhh.... e quello arancione che d'è?
- È un tipo di cheddar. Su, fammi scegliere le zucchine!
- Ed è bbono?...- Detto con la faccia da paraculo come per dire: "Ma non lo si prende? Eddài, eddài, e su e su!"
- E quello? Quello laggiù?
- Edamer olandese ai semi di cumino. Una squisitezza.
Faccia aggrottata come a dire: "Beh? E siamo ancora qui? Prendi il numerino per la fila, no?!"
Ecco, ogni volta così, ormai dovrei esserci abituato ma, in realtà (ed è questo poi il suo segreto) è una continua lotta, una tensione tra lui e me. Lui che tira da una parte e io che tiro dall'altra...
C'è solo un modo per uscirne fuori: distrarlo, come si fa coi  più piccini. La solita collaudata strategia.
- Dài, che dopo andiamo a piazza Vittorio e facciamo shopping dall'alimentari cinese.
È l'unico modo per fargli dimenticare per qualche momento formaggi o dolci e continuare con l'attività che si stava facendo.
L'unica cosa che Leppagore ha in comune coi bambini è che se gli si fa una promessa poi la si deve mantenere, non si scappa. Ne va del mio onore... capirai...
Eccomi quindi tra i negozi della Chinatown romana, dove le insegne a caratteri latini hanno lasciato il posto ai caratteri cinesi... E pure quelli tradizionali dell'emigrazione, mannaggia, mica quelli ufficiali della Repubblica Popolare, quelli semplificati, che cerco comunque faticosamente di imparare da anni...
Mi piace questa commistione tra gli austeri palazzi in stile torinese e le scritte colorate che segnalano ogni tipo di mercanzia possibile e immaginabile.
I negozi di alimentari, poi, sono dei veri e propri paesi dei balocchi per me e Leppagorre.
Mi diverte un mondo girare tra gli scaffali, dove tra le poche cose più o meno riconoscibili ve ne sono molte altre sulle quali non punterei un centesimo per indovinare cosa mai possano essere.
Imparerò, pian piano, anche questo. Ho tutta la vita davanti...
L'ignoranza di Leppagorre, poi, è abissale, e anche imbarazzante.
- Compriamo queste spugnette per lavarci la schiena, guarda che carine che sono!...
- Leppago', sono funghi...
- Funghi?!?
 - Sì, funghi secchi. Un'altra volta, però. Prima voglio leggere in rete come si preparano, prima di comprarli.
- E questi? Questi pacchettini? Prendiamone uno, su; c'è pure scritto 0.70...
Ho un debole per le zuppette istantanee e lo sa bene, naturalmente, il mio gattaccio malefico.
- Sì, una la prendiamo, e anche questi spagheti di riso, guarda che belli, sottili e leggeri.
- Paiono i capelli arruffati della Jana Puzzinosa...
- Speriamo che siano più buoni di quelli, allora - Dico, facendo finta di non aver sentito. Come sempre, del resto...
- Questi ce li facciamo con le verdure che ho preso oggi, eh?
- Ma che, mi fai gli spaghetti alla Cin-ciun-li?
- Ma non fare il cretino, sono spaghetti di riso con le verdure e i gamberetti.
Proviamoli, no? E poi, dài, tu che fai tanto il saputello: lo sai o no chi era questo famoso Cin-ciun-li?
- Oh, certo che lo so: un emerito professore di genetica originario della Cina e presidente della ASHG...
- E che d'è?...
- Ma l' "American Society of Human Genetics", no? Sciocco...
E mi lascia così, incredulo e a bocca aperta, andandosene a scegliere gli snack ai gamberetti, che qui sono indicati come "snake", ovvero serpenti (sarà questo che incuriosisce il mio demoniaccio?...)
Non vedo l'ora di tornare a casa e cercare su Google.
Appena digito Cin-ciun-li, com'è ovvio non compare nulla di confortante ma poi, ripensando alla grafia occidentale delle sillabe della lingua cinese, provo a digitare "Ching Chun Li" e pàffete!
Ecco apparire la faccetta deliziosa di C.C. Li, come lo chiamavano negli USA...


Sono allibito... Allora Leppagorre aveva ragione... E come faceva, visto che, a suo dire, non sa neppure leggere? Mentre preparo gli spaghetti di riso rimango tutta la sera col dubbio...
Prendo:
1    bel peperone giallo
1    scalogno medio
2    zucchine piccole (o una media)
200-250 g gamberetti (vanno bene anche le code di mazzancola )
[Stavo scrivendo: "anche le code di mazzancola vanno bene"... L'influsso della sintassi sarda mi sta già prendendo la mano...]
Taglio le verdure a pezzettini e le faccio saltare nel wok con un filo d'olio di semi, girandole spesso per non farle bruciare.
Dopo 8-10 min (si prega di assaggiare...) ossia quasi a fine cottura delle verdure, si aggiungono i gamberetti e si fanno andare per altri 5 minuti circa.

Nel frattempo prepararo i mi fen (米粉), cioè gli spaghetti di riso.
- Già lo sai, no? Un etto a persona; sennó non mi ci sporco nemmeno le mani!
- Eh, capirai... li cucinassi tu!

C'è chi li mette 15 (o anche 30...) minuti a bagno in acqua calda per poi tuffarli nel wok assieme all'ensemble di verdure e gamberetti.
C'è invece chi li lessa al dente come si fa con la pasta di grano per poi finire la cottura nel condimento.
Non sapendo quale strada scegliere ho preso quella più familiare: l'ho lessata e poi saltata nel wok con il condimento.
- E la salsa di soia non ce la metti?
- Lo sapevo che mi mettevi in croce, con 'sta salsa! Ma non vuoi proprio sentire il sapore delle verdure e dei gamberi?
- No!
- Bestia!...
 


E mentre mangio a quattro ganasse gli spiattello lì per lì:
- Ah, Leppagorre... c'è una cosa che ti volevo chiedere... Ma tu... Ci sei... o ci fai?
- Io?... - E lo vedo stringere gli occhioni gialli de métal et d'agate.
Quindi, con la solita faccetta tra l'indifferente e il paraculo:
- io... C.C. Li. No?

Detto cinese (e romano) del giorno
瞎子点灯
(Xia zi dian deng - letteralmente: "cieco accende la lampada").
Aver fatto tante cose inutilmente
che in romanesco suona come:
Fà li guadambi de Maria Cazzetta.

Oggi ascoltiamo
王靖雯 - 容易受傷的女人

Che bellezza il Mandopop...
Questa è Wang Fei (o Faye Wong, in Cantonese), una delle più famose dive pop dell'Oriente.

Note
Ah, qui trovate un ricordo del Prof  Ching Chun Li (C.C. Li). Proprio lui.

sabato 8 settembre 2012

La Barabattula

Oggi inizierò il post in media res, anzi dal fondo.
Abbiate pazienza, lo so che quando si ha una passione si rischia di diventare noiosi o stucchevoli.
Se avete un amico appassionato di snorkeling, di sesso acrobatico o di coniugazione dei paradigmi in sanscrito capite bene cosa voglio dire.
Se poi uno, come me, ha come passioni la cucina e la Sardegna il rischio è un'eventualità concreta.
Lo so, non sono tutti come mio zio, che è capace di stare a parlare amabilmente di cibi, ricordi e scoperte culinarie per ore senza stancarsi e, soprattutto, senza stancare mai chi ha di fronte.
L'affabulazione è una dote.
E assieme alla passione, poi, crea una mistura micidiale...
Inizierò dal fondo, quindi; da quell' "Oggi ascoltiamo:..." che è un po' il sottofondo della ricetta d'ogni mio post.
La canzone d’amore più dolce e intensa in linua sarda fa così:

No potho reposare amore, coro,
pensende a tie so donzi momentu;
no istes in tristura, prenda e'oro,
nè in dispiaghere o pessamentu.
T'assicuro ch'a tie solu bramo,
ca t'amo forte, t'amo, t'amo e t'amo.
Si m'essere possibile d'anghelu
d'ispiritu invisibile piccabo
sas formas, e furabo dae chelu
su sole e sos isteddos e formabo
unu mundu bellissimu pro tene,
pro poder dispensare cada bene
.…
Non potho biver, no, chen'amargura,
lontanu dae tene, amadu coro.
A nudda valet sa bella natura
si no est accurtzu a tie  meu tesoro,
pro mi dare cossolu, hare recreu
coro, Diosu, amadu prus de Deu.
Non posso riposare, amore (del mio) cuore:
sto pensando a te ogni momento;
non essere triste, gioia d'oro,
non dispiacerti e non stare in pensiero.
Ti giuro che desidero solo te,
che t’amo forte, t’amo, t’amo e t’amo.
Se solo potessi prenderei le ali
d’un angelo, le forme invisibili
d’uno spirito e ruberei dal cielo,
il sole e le stelle per formare
per te un mondo bellissimo
per poterti donare ogni bene.
...
Non posso vivere no, senz’amarezza,
lontano da te, amato cuore.
Non vale a niente la bella natura
se non sta assieme a te, tesoro mio
e possa darmi sollievo e ricreare
il cuore, Dioso, amato più di dio. *

Questa non è la solita dichiarazione d'amore, non è una semplice serenata, questa.
Qui non c'è nessuna Assuntina che deve affacciarsi dal balcone e gettare un fiore per dire di sì.
Qui è assodato che i due si conoscano bene e che già si amino ma, per qualche ragione, vivono lontani l'uno dall'altro.
E cosa si può dire quando si è lontani da chi si ama e nulla sembra avere importanza o dare alcun conforto?
Solo la rassicurazione della dedizione, quel ripetuto "t'amo forte" che suggella una promessa e rende meno penoso lo struggimento dell'assenza.
Quel "se solo potessi"... quante volte l'avete pensato o detto alla persona amata, quando l'impossibilità del momento impediva un bacio, un abbraccio, una carezza?
Se poi la sentite in questa versione, potrete capire perché, dopo più di vent'anni, ad ogni ascolto, ogni volta, c'è una manina rossa di corallo e rovi che m'entra dentro il cuore e me lo strizza forte.
Sentir cantare Andrea Parodi, la voce più bella, forte e intensa che la Sardegna abbia mai avuto, è sentire l'anima e l'essenza stessa di questa terra.
Molti se lo ricordano a malapena sul palco di un lontano Sanremo (era il 1991...) dove, accanto ai suoi Tazenda e Pierangelo Bertoli, cantava "Spunta la luna dal monte", con la sua magra faccia da indiano, i capelli lunghi e neri, e il suo sorriso mite. Ma soprattutto con la forza della sua voce...
A quell'epoca, i primissimi anni Novanta, fu un successo clamoroso per l'ethno-pop sardo, e fu anche grazie agli arrangiamenti accattivanti che i Tazenda fecero conoscere qualche aspetto di una musica che altrimenti, per la sua particolarità, difficilmente viene ascoltata altrove.
Spesso nemmeno in Sardegna...

No potho reposare...
Ora, di fronte a una dichiarazione del genere si può solo rispondere in versi... o con una torta ah hoc.
Ecco quindi la Barabattula (ossia farfallina, in una delle lingue del Capo de susu, il corso-gallurese).

  
Ajó, prontos seis ? Eja! Amus a fachere sa barabattula!…

Dosi per una Barabattula minoredda (piccina, da una teglia di 15 cm di diametro).
Se non siete single e/o volete strafare triplicate, triplicate pure...

Facciamo un pandispagna da 2 uova
La nostra torta avrà questa struttura (dall'alto in basso):
- strato di pandispagna
- farcia alla ricotta
- strato di pandispagna
- mirtiglione
- strato di pandispagna
Ogni strato di pandispagna verrà bagnato utilizzando:
  150 ml    acqua
  2 cucchiai di  rhum
  1 cucchiaino d' acqua di fior d'arancio.
Se farete bollire per 5 minuti la bagna la si potrà utilizzare anche per torte destinate ai più piccoli; l’alcool infatti evaporerà e vi ritroverete dei bimbi scalmanati di natura, sì ma almeno non ubriachi...

La farcia alla ricotta è d’una semplicità disarmante:
250 g    ricotta
1 cucchiaio pieno di miele (quello bbono:  non fate mai i tirchi col miele; magari fate pure la cresta sulla spesa ma il miele, come il caffè, deve essere di buona qualità).
1 cucchiaino d' acqua di fior d'arancio.
Lavorare bene a crema la ricotta, aggiungervi il resto degli ingredienti e passare al:

Mirtiglione
Ovvero uno zabaione al mirto:
1           tuorlo
30 g      zucchero
15 g      farina
50 ml  liquore al mirto.
Un  po' di colorante alimentare rosso
Bollire il mirto per qualche minuto e, mentre si raffredda un poco, lavorare i tuorli con lo zucchero, aggiungere la farina e poi, a poco a poco, facendolo assorbire bene, il liquore.
Aggiungere il colorante rosso, che serve solo a dare un aspetto violaceo ad una crema che, per effetto del mirto, tenderebbe a un colore grigiastro poco invitante.
Se la volete mangiare ad occhi chiusi fatene anche a meno.
Cuocere a bagno maria, girando e rigirando sempre, sino a far addensare la crema, che potrà essere usata solo una volta fredda. Qundi non ci provate...
Certo che un assaggino...

Montare della panna (ne basta una confezione da 250 ml) e aggiungerne una cucchiaiata al mirtiglione se volete alleggerirne il sapore (con la panna... ah ah... burlone...) e un paio per la farcia di ricotta all'interno.
Il resto andrà, assieme alla farcia di ricotta rimasta, come copertura.


I bordi della nostra Barabattula potranno essere decorati con granella di mandorle tostate o anche degli amaretti sbriciolati (ne bastano un etto, circa...).
E sopra, se proprio volete sbizzarrirvi, prendete del cioccolato fuso, mettetelo in un conetto di carta forno (fatelo così) e quindi date spazio alla fantasia.
Io avevo una prelibatezza rara: marmellata al mirto... sublime!
Questa che vedete è la famosa pavoncella, un motivo decorativo molto presente in Sardegna.
Lo vedete sopratutto sui tessuti e sulle ceramiche.
Antonino Pirellas ha fatto persino un "cerchio nel grano" con la sua bella forma stilizzata.
È un simbolo molto antico, di prosperità e pace. Qualcuno ha anche proposto di renderelo ufficilamente il simbolo della terra sarda: pace e prosperità... pensate che le chentu concas e chentu berrittas* non abbiano litigato pure su questo? Allora non conoscete i sardi....




Disegnateci sopra cosa preferite, scriveteci anche qualcosa.
Che so io, magari... T'amo forte e t'amo e t'amo e t'amo"....

Custo durche est dedicadu a tie puru, Andrea istimadu...
Gratzie, capitanu, sa boghe tua non morret mai, a beru.
E me accumpagna semper.

Note:
*   Questo brano fu composto da Salvatore ("Badore") Sini, poeta e avvocato di Sarule, nel 1926, e musicato da Giuseppe Rachel, direttore della banda musicale di Nuoro, originariamente solo per tenore e pianoforte. Il testo originale della canzone è la poesia di Sini "A Diosa", dove si immagina il dialogo tra due amanti lontani, Dioso e Diosa appunto.
È stato cantato da pressoché tutti i cori della Sardegna.
Indimenticabile la versione della grande Maria Carta.
Struggente quella di Andrea Parosi, con l'acutto impossibile della strofa finale, che è un grido, un sospiro, il canto di un angelo.
È l'amore.

**   "Cento teste e cento cappelli", cioè: ognuno indossa la berritta come vuole.
Come a dire: ognuno ragiona per conto suo. Simbolo di indipendenza degno di una polis greca del IV secolo.
Ma spesso anche di capillare e meschino campanilismo, che è stato sempre nocivo agli stessi Sardi.
Immaginate il putiferio che è scoppiato quando la Regione ha proposto e deciso uno standard di scrittura ufficiale per la Limba? Domineddio...

giovedì 6 settembre 2012

Tiramisù alle fragole e i capricci d'un demone...

Personaggi e interpreti: io e Leppagorre...

- Guardale! Sono bellissime!
- Ma cosa? - Come al solito, quando faccio la spesa al supermercato non guardo in faccia nessuno, figuriamoci se do retta a Leppagorre...
- Cos'è che hai visto? - Gli dico, con in mano una confezione di melanzane pre-pesate e, in cuor mio, speriamo, pure saporite. Ho in mente una certa cosetta... Chissà come mai, eh?
- Quelle, quelle! Guardale, belle e rosse, carnose come ....
- Ma... Leppagorre! - Mi guardo intorno, come sempre inutilmente. Ogni tanto ho il sospetto che qualcuno, oltre me, possa non dico vederlo ma sentirlo. E sboccato com'è non farebbe certo una bella figura. Ma so bene, da bravo lucido malato mentale, che non devo preoccuparmi di ciò che questo demonio possa dire o fare.
Nessuno, oltre me, lo può vedere e sentire. Forse...
- Eccole qui, guarda: non sono meravigliose? Mhhh... senti che profumo... La senti la primavera?
-  Ma se siamo a settembre!
- Senti, senti: respira e chiudi gli occhi. Te lo guardo io il carrello, sta' tranquillo... La senti la brezza tiepida? il calore della terra che rinasce? la stagione che porta nuova vita? Le senti le api ronzare felici tra le corolle dei fiori selvatici?
Lo senti tutto questo?...
Eccessivo, iperbolico, esagerato come sempre, e anche a sproposito.
Come fa ad entusiasmarsi così per un cestino di fragole?
Poi mi fermo, con le mie belle melanzane ancora fra le mani, e mi dico: ma da quand'è che non mi entusiasmo anche solo per un cestino di fragole? Da quant'è che ho smarrito la meraviglia per le piccole cose?
E dire che sono uno strano essere: uno che ha i piedi per terra e la testa fra le nuvole; dovrei sapere cosa vuol dire guardare quel bel colore vivo e sentire quel profuno da lontano, che parla di bella stagione senz'afa, di un tiepido tepore primaverile...
Forse non l'ho dimenticata, quella gioiosa meraviglia, forse s'è solo assopita, o forse s'è solo nascosta in qualche piega dell'anima, calma e buia come un profondo sgabuzzino dove nessuno può raggiungerla e ferirla.
Forse è rimasta spaventata da tutte le cose tristi e dolorose della vita che s'è vista passare davanti e non ha resistito, ed è sfuggita via.
Perché quando vedi e senti la vita essere ingiusta, dolorosamente ingiusta, con le persone che ami, come puoi rimanere così, ancora con quel sorriso ilare sulle labbra?
La meraviglia, la spensieratezza, la gioia infantile per le piccole cose se ne va, lontano, come un aquilone preso via dal vento forte.
Metto le melanzane nel carrello, giro la testa verso la parete dei legumi in scatola e faccio dei bei respiri profondi per sopire quella sensazione umida e rovente negli occhi.
Mannaggia a te, Leppagorre! tutto per 'ste maledette fragole, e pure fuori stagione.
Che se le compro quelli di slow-food mi coglioneranno facendomi trovare una zucca (questa si, di stagione e a chilometro quasi zero...) davanti alla porta di casa!...
Ma poi incontro i suoi occhi gialli ed enormi, che sanno essere felici, furbi ma anche teneri, proprio come adesso.
E capisco.
Non gliene importa nulla delle fragole (o, almeno, conoscendolo, non più di tanto).
È stato il suo modo per dirmi qualcosa di gentile e tenero, di entrare in contatto con una parte di me che spesso tengo chiusa via, in uno sgabuzzino profondo, facendo leva su sensazioni che anche a me sembravano perdute.
Ma niente di quello che si vive è perso per sempre, lo sa bene, il mio demonietto. Lo so bene...
Diavolo d'un Leppagorre...
- Meravigliose, davvero. Hai proprio ragione stavolta, sai. E dal profumo che sento mi sa che devono anche essere buone. Spero, almeno...
Lo guardo di sfuggita mentre metto anche le fragole nel carrello.
So cos'è quel ghigno felino. Sta sorridendo...

- E allora dobbiamo andare a prendere anche il mascarpone; mica puoi fare il tiramisù senza mascarpone! Cioè, lo puoi fare, chi te lo nega, ma non è la stessa cosa; tanto vale allora che lo chiami Mandrufio e via, no? Dico, sì, certo, ci metti la crema pasticcera, o quello che ti pare, ma non è la stessa cosa, alla fine, non credi?... - Così, senza interruzione, fino al momento di arrivare alle casse...

Tiramisù alle fragole.
Quindi:
400 g fragole. Due cestini, o giù di lì. Ma se avanzano mica ve la prendete a male, no?
250 g mascarpone
2        tuorli
100 g zucchero
200 g biscotti savoiardi (circa 24, di numero, ossia due "blister" di quelli confezionati. Sennó... potremo farli noi... La prossima volta, lo prometto).

Pulire le fragole e tagliarle a pezzetti. Tenerne qualcuna delle più belle e scenografiche per la copertura.
Mettete un bel bicchierone d'acqua sul fuoco e fatevi sciogliere un paio di cucchiai di zucchero.
Unite allo "sciroppo" un po' di purea di fragole che avrete preparato frullandone una manciatina.
Ora la crema: lavorate i tuorli con lo zucchero fino a renderli belli chiari e spumosi. Unite pian piano il mascarpone e... legatevi con delle manette di vanadio al termosifone, perché la tentazione di divorare il tutto sarà troppo, troppo forte.
Bagnare uno ad uno i savoiardi nello sciroppo e disporli in fila sul fondo di una pirofila (o d'una vaschetta d'alluminio, fa lo stesso), quindi distribuite metà della crema sulla superficie di biscotto, cospargerla con le fragole a pezzetti e ripetere l'iter con un altro strato di biscotti imbevuti e la crema rimasta. Siete fieri di voi, vero? Lo credo, ci vuole così poco...
Prendere le fragole scenografiche e farle a spicchi, distribuendole sulla superficie del dolce.
Coprite con un foglio di alluminio e mettete in frigo a riposare. Il tempo che i biscotti, per via della legge della capillarità, si ammorbidiscano per bene... Ma non troppo, mi raccomando.
Quando fate il tiramisù non spappardellate i biscotti nello sciroppo (o nel caffè, nel caso del tiramisù classico). Imbevuti sì, ma non grondanti. La parte interna deve rimanere un po' asciutta e ammorbidirsi pian piano nell'oretta di riposo in frigo.
Secondo me, eh?


Bene, sto per tirare fuori l'amato bene dal frigo e lui, il solito demoniaccio di sempre, arriva in cucina con un foglio in mano, mi guarda con quella faccia tonda tonda e mi fa:
- Scusa, ma questa non è l'ultima analisi del colesterolo che hai fatto? Cosa leggo, qui? Quasi trecento!...
- Ma se non sai leggere!
- I numeri li capisco anche io, gnè! E questi sono molto, molto alti. Mi sa che questo tiramisù non te lo potrai mangiare, tesoro mio. Mica voglio averti sulla coscienza, io! Da' qua, che ci penso io a questo cumulo di grassi pericolosi!...
E se ne scappa via nel nulla, il maledetto...

Detto romano del giorno
Er gatto de credenza quello che fa pensa.


Oggi ascoltiamo
Electric Light Orchestra - Hold on Tight

http://www.youtube.com/watch?v=8TLmpL2AzLs&feature=BFa&list=AL94UKMTqg-9BdPX7psAGSUqsu8Pat7VpV


mercoledì 5 settembre 2012

Mininvoltozzi

Personaggi e interpreti: io e Leppagorre...

- Pronto? Casa ...?
- Dica pure.
- Buongiorno, sono Giovanni della RIFREOG! Le  telefono per informarla...
- Buongiorno a lei...
- ...  che la merce da lei ordinata è arrivata quest'oggi...
- Merce?...
- ... ed è disponibile nel nostro magazzino...
- Ma quale merce!?...
- Se preferisce, con una piccola quota potremo fargliela recapitare dal nostro corriere...
- Ma io non ho ordinato nessuna merce, scusi!
- ...oppure, quando vuole, può passare a ritirarla.
- Ma... ma... non mi sente?!? Deve aver sbagliato numero! Per forza!
- Scusi, ma lei non è il signor Riccardo ..., residente a Roma in via taldeitali numero 104?
- I dati sono giusti ma, vede, dev'esserci un errore. Io non ho ordinato nulla.
- Ma signor..., a me risulta un ordine da 125 euro effettuato da lei proprio due giorni or sono...
- Senta... Giovanni, vero?...
- Sì.
- ...ecco... Primo non ho ordinato proprio un bel nulla. Secondo non conosco neppure la vostra azienda, o società, che sia. Chi siete?
- La RIFREOG, signor Riccardo. Siamo un'azienda che opera nel ramo della produzione e fornitura di alimenti freschi e leader del settore da quarantasette anni...
- Ma io non le ho chiesto la storia della sua azienza, per favore!
- Facciamo così, signor ...: oggi le consegneremo la merce da lei ordinata tramite il nostro corriere e senza alcun costo aggiuntivo.
- Ma io non voglio la vostra merce! Quale merce, mi faccia il piacere! E di cosa si tratterebbe, poi?
- Ricotta, signor... È una confezione da trenta chili di ricotta vaccina. Fresca, eh?
- Ma quale ricotta! Siete dementi, forse? Non sono stato chiaro? Non ho comprato nessuna ricotta, io! E non la voglio, capito???
- Allora, se per lei va bene, questo pomeriggio alle 15. Va bene?
- La smetta! Non mi sente? Non m'ha capito, allora? Non la voglio la vostra ricotta, non la vogliooo!!!
- click!...
- Ma che fa, riattacca? O mannaggia la miseria, qui sono tutti pazzi...

- Ah ah ah. T'è piaciuto lo scherzo?
- Leppagorre... Ma che...
- Ah ah ah... trenta chili di ricotta, te lo immagini?
- Ma allora eri tu al telefono?...
- Ah ah ah dovevi vederti in faccia mentre ti dicevo della consegna...ah ah ah eri blu come un mirtillo gigante e obeso! Ah ah ah...
- A parte che non sono obeso, e poi ti pare uno scherzo da fare? Ma che siamo bambini dell'asilo? Ma come ti diverti a fare scherzi così cretini!
- ah ah ah... la RIFREOG! Ah ah ah...
- E smettila di ridere, imbecille! E che sarebbe poi 'sta RIFREOG?
- Ricotte Fresche, ah ah ah...
- Cretino! E OG?...
- Ogni Giorno, no? Non ami forse la ricotta?
- Pussa via! In castigo!
- Maddài... Mi sono divertito un sacco!
- Via, ti ho detto! Guarda che prendo l'anice, eh? (L'anice è l'unica cosa che non sopporta e anche l'unico deterrente per la sua travolgente iperattività. Basta minacciarlo e lui si cheta subito).
- No, l'anice no! Scusa scusa scusa scusa... Non lo faccio più. Lo giuro, lo giuro, lo giuro... ecco, lo giuro su Pellegrino nostro.
- Demente d'un Leppagorre! Non basta che mi rintroni la capoccia? Adesso anche al telefono mi rompi l'anima?
- Uffa, ma tu non stai mai allo scherzo! Possibile che debba stare tutto il giorno qui, sotto il tavolo della cucina, che poi è anche un posto scomodo, se permetti, ad aspettare che ti degni di venire qui a mettere mano alle pentole? Ma io mi annoio... mi annoio tanto...
- E leggiti un libro, no? Ce ne sono tremila e passa, qui dentro!
- Lo sai che non mi piace leggere... E poi non ho mai imparato!
- E te pareva? Comunque oggi sei in punizione. Io mi faccio una cosa speciale e a te niente.
- Tanto mangio da quel che mangi te...
- E tanto non ti faccio vedere niente e ti tengo nello sgabuzzino!...
- Ma io...
- Fila!
-...io...
- Sciò! Vattene, che ho da fare!
- E che ti fai?
- Mininvoltozzi (butto lì, a caso, tanto per farlo incuriosire. È l'unico modo per ripagarlo della stessa moneta. È curioso come una scimmia, anzi come un gatto, il mio Leppagorre...)
- Mhhh, sembrano già buoni, dal nome. E come sono fatti? Come sono fatti?...
- Con i trenta chili di ricotta che mi volevi appioppare! Vergogna!
- Per lo scherzo?
- No, perché usi termini come leader del settore. Tiè.

A questo punto mi devo inventare qualcosa con la ricotta, anche solo per farlo rosicare.
E se mi facessi una bella pasta ripiena?
Mh...sì, ma non i soliti ravioli. Quasi quasi faccio davvero i mininvoltozzi...
Preparo una pasta fatta in casa con i soliti:
200 g   farina di semola di grano duro
50 ml acqua (o giù di lì)
un pizzico di sale

E vai col tango....

E mentre la pasta riposa il sonno dei giusti, mi preparo il ripieno.
Guarda caso ho in frigo proprio un paio d'etti di ricotta...
La lavoro un po' con la forchetta, ci aggiungo mezz'etto di parmigiano, un ovetto...
Fammi assaggiare... sì, un pizzico di sale (col formaggio non si sa mai...) e un'ombra di noce moscata.
Certo che così... ricotta e basta... Vabbè va, provo a metterci del prosciutto cotto.
Stendo la pasta, non troppo sottile, e ne faccio dei riquadri non troppo grossi, diciamo 12 o 15 cm di lato (Leppagorre direbbe:" E non sono enormi?")
In ognuno di questi stendo una fetta di prosciutto cotto, la crema di ricotta, e arrotolo il tutto.
Qui viene il bello, perché si deve riuscire a chiudere il bel paccottino sigillandonlo bene per non farlo aprire in cottura. Un po' come per gli Iscazados di qualche tempo fa.
Pizzicare quindi delicatamente i bordi della pasta per chiudere bene il mininvoltozzo e poi lasciarlo a riprendersi dallo stress, mentre l'acqua bolle.
Farli cuocere in acqua salata finché li vedrete alleggerirsi, venire verso la superficie dell'acqua, uscire come pesci volanti, volteggiare tra i vapori della cucina in magnifiche e capricciose evoluzioni... Leppagorre! Ti avevo detto di restare in castigo!
- Che belli... E questi come ce li mangiamo?
- Sugo non ne ho preparato. Sai che amo il burro e salvia.
- E burro e salvia sia!


- Mhhh, e se la prossima volta li tagliassimo a rondelle e ci facciamo del finger -food?
- Proprio te mi parli di finger-food? Con quelle zampe da giaguaro che ti ritrovi?
- Maddài, sono delle semplici zampe. Piccine, pure...
- Ah ah ah, due palanche sono, altro che!

E così via, per il resto della giornata...

Detto romano del giorno
Nun dì quattro si nun ce l'hai ner sacco.

"Quattro", capito? Mica "gatto"!...

Oggi ascoltiamo
Baustelle - Il corvo Joe
http://www.youtube.com/watch?v=xjyLGaNy450