mercoledì 27 giugno 2012

Pasta alla carlofortina della coccia Giovanna

Ecco, non è un errore ortografico, anche se a me ne scappano abbastanza spesso, nonostante controlli e ricontrolli ogni volta ogni cosa che scriva.
Proprio così: della coccia, senza la maiuscola e con l'articolo determinativo femminile.
Coccia qui non è un cognome, ma la romanizzazione di coach.
Giovanna (della cui amicizia mi pregio) è, appunto, una coach.
E che d'è?
Un'istruttrice di arti marziali?... Mhhh, quasi, anche se non a livello fisico...
Una sorta di personal trainer?... Beh, in un certo senso... ma anche qui non a livello di educazione fisica.
E che è allora, 'na santona? Ah, ah, no... Mamma Ebe non c'entra per nulla.
E poi un miscredente come me non si andrebbe mai a mischiare con i santoni, di qualsiasi direzione religiosa essi siano.
No, il coaching è, semplicemente (e cito con Wikipedia, così capite bene)
... una strategia di formazione che parte dall’esperienza di ciascuno e opera un cambiamento, una trasformazione che migliora e amplifica le proprie potenzialità per raggiungere obiettivi personali, di team e manageriali. È un processo che offre al cliente strumenti che gli permettono di elaborare ed identificare i propri obiettivi e rafforzare la propria efficacia e la propria prestazione. Il cliente che si affida al coach ha delle potenzialità latenti e tramite il coach impara a scoprirle e ad utilizzarle. Il coach dunque è un facilitatore del cambiamento, è una persona che stimola e indirizza le energie del cliente e lo aiuta a prendere consapevolezza delle sue potenzialità.
Detto così sembrerebbe una sorta di sostegno psicologico un po' superficiale e molto all'acqua di rose, qualcosa all'americana maniera, dove al posto di paziente si sostituisce sempre la parola cliente e dove l'impronta aziendalistica va spesso a braccetto con la  peggiore aura new-age...
Ma, a ben vedere, non è affatto così.
Il coach (cioè, l'allenatore, e stavolta la metafora sportiva è calzante) non corre per te e non può formare dal nulla un corridore; lui si limita a guidare le tue potenzialità, a farti capire cosa puoi fare per trattare al meglio un determinato obiettivo che ti sei prefisso da affrontare.
Ti fa vedere le capacità di cui non ti rendi conto, la forza che sprechi in direzioni non utili al tuo risultato e ti fa, soprattutto, capire, che ce la puoi fare.
Beh, niente male...
Allora famolo tutti 'sto coccio!...
Intanto, pe' nun sapé né legge e né scrive, ci facciamo una ricetta di coccia Giovanna, rubbata coll'occhi e donata all'umanità tutta:

 
Pasta alla carlofortina
Olive verdi
Olive nere tipo Gaeta
Capperi
Il tutto in uguale quantità. A persona, sono circa un totale di 70 g...
Tritare grossolanamente
In una padella far appassire in due cucchiai d'olio evo uno scalogno medio, o due piccini.
Non deve prevalere il gusto cipollaglioso, quindi regolatevi.
Aggiungere del cumino, il trito di olive e capperi, del peperoncino e far andare per un paio di minuti.
Unire quindi del tonno in scatola (e qui non risparmiatevi: prendetene uno di buona qualità e ci guadagnerete nel risultato).
Lessare la pasta. Noi abbiamo mangiato delle linguine ma io, il solito grezzo, preferisco i formati paccuti e ci ho dato giù di vermicelli. Fate vobis.
Quando è cotta, tenere da parte mezzo bicchiere d'acqua di cottura, accorgimento che vale per qualsiasi tipo di pasta si stia facendo: non scolate mai il tutto e, tanti saluti, via nel lavandino.
Vi potrà essere utile, così bella ricca di amido, per rendere più fluido il piatto e aiutarlo a mantecare bene il suo condimento..
Condire quindi con il succulento miscuglio che aspettava fremente e, coup de théâtre, unire un cucchiaio di pecorino grattugiato. Mescolare bene. Passare ora un filo d'olio evo a crudo e la buccia di un limone grattata al momento.
Ari-mescolate bene e...

 ... godetevi un intenso e  continuo orgasmo papillare...
Non so se riuscirò mai a focalizzare un obiettivo puntando sulle mie effettive capacità senza l'aiuto di una coccia, so solo che questo piatto fa dimenticare per un lungo festoso momento la caterva di ubbie che infestano come spettri la mia povera corteccia cerebrale.



Detto psicoanalitico del giorno:
Non trascorrere mai le vacanze con il tuo analista: è come fare sesso con la propria madre.

Oggi ascoltiamo:
Jefferson Airplane - Somebody To Love

http://www.youtube.com/watch?v=YIkoSPqjaU4

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