venerdì 15 giugno 2012

Curcugiones, Cozzoneddos e Iscazados


E tanto lo sapevo: non a caso le spezie venivano dette droghe. Creano dipendenza...
Quindi, cosciente e impavido (una volta tanto) ho iniziato davvero a metterle dovunque.
E qual'è la mejo del momento? Ma lei: sora curcuma!
Ahio... e che ci hai fatto adesso?...
Beh, mentre l'altro giorno mi trovavo a rifare i culurgiones mi sono accorto di aver fatto della farcia di troppo (che strano, eh?...) e allora mi son detto: ma se anche la scorza di questi bei ravioli l'arricchisco con della curcuma che può mai succedere di male? 

Ma figuriamoci: al limite, una improponibile ciofeca, qualcosa da mangiare ad occhi e naso chiusi, senza fiatare (è successo anche questo, è successo eccome...).
Detto, fatto: mi son messo di buzzo buono e ho preparato un secondo panetto di pasta:

100 g   farina di semola di grano duro
30 ml acqua (o giù di lì)
1/2 cucchiaino di curcuma in polvere
un pizzico di sale
e via di seguito come sappiamo.
 

E nonostante la farcia alle patate fosse già abbondante, il buon Leppagorre  mi ha sussurrato, come al suo solito, un suadente e infido: - Ma poi, se non dovesse bastare?...
Maledetto...
- Tanto non volevi provare i culurgiones de casu? Su, va a aprendere della ricotta, e sbrigati che sto già fremendo!
Lo possino acciaccàllo!... Chissà se nei reparti psichiatrici hanno l'adsl... Maddeché!






Vabbè, per i culurgiones (o curcugiones, che dir si voglia) de casu la dose che ho trovato accettabile è:

200 g ricotta
100 g  pecorino
1 uovo
poche foglie di salvia sminuzzate.
Ovviamente da aumentare o diminuire a seconda delle necessità. Per quella quantità di sfoglia non volevo esagerare (pare vero...). Quindi stessa procedura dei culurgiones e stesso procedimento di cottura.




Ma... e questi che sono?...





Quelli lunghi sembrano dei fusi, e questi delle palline...
Ah, ecco: Iscazados e Cozzoneddos

Meno male che in limba sembra tutto decente e accettabile...
Beh, che dovevo fare, riempirmi la casa solo di spighe? Proviamo anche delle forme nuove, no?


- Ecco, adesso unisci i bordi della pasta a semicerchio pizzicandone i lembi, fai quindi fai assumere alla mezzaluna un aspetto tondeggiante, rotolandolo su se stesso con mooolta delicatezza su un velo di farina di semola, per formare una sfera... ecco... così! Bravo,  cozzoneddu...
Leppagorre non ha (come me, del resto) mezze misure...
- E ora prendi il dischetto di pasta... Sì, usa quella alla curcuma... Ecco, stessa mezzaluna di prima, però adesso premi le due estremità con delicatezza per chiuderlo bene . No, non a caramella ma un pochino più a punta. Ora rotolalo sull'asse di legno avanti e indietro per renderlo affusolato... così, bene! Guarda che bello: non sembra il fuso della Filonzana?
Sa Filonzana, ossia "la filatrice",  è una delle maschere della tradizione sarda, un personaggio inquietante. 



È una vecchia, tutta storta, intabarrata di nero e con una maschera anch'essa nera, come quella di mamuthones, dura e inespressiva...
La vecchia tiene in mano un fuso con della lana e forma con essa un filo, arrotolandolo abilmente, mentre si muove tra la gente del carnevale suscitando una sottile inquietudine...
Ricorda qualcosa, vero?
Si, la Parca, la divinità che forgia col filo delle nostre vite la sorte che ci attende.
È Cloto, Lachesi e Atropo tutte in una botta sola! È sa Filonzana...

È il simbolo di una presenza costante nella vita dell'uomo, da sempre, l'archetipo della nostra umana precarietà, della fragilità di questi poveri esseri che siamo, a dispetto della nostra ingiustificata baldanza...
A Carnevale è un uomo a rappresentarla, sarà perché alla donna è invece affidato il compito di "dare la vita"? 

Quando la maschera passa per il paese tenta, per celia, di entrare nelle case, venendone ogni volta scacciata, in una sorta di rito che esorcizza la paura della morte.
Vabbè, Leppagorre direbbe: Ajó, mano ai cozzoneddos e via in tavola!


 


Detto sardo del giorno:
Confida in totu, et fidadi de pagos. 
Confida in tutti e fidati di pochi.

Oggi ascoltiamo:
Bertas - Como Cheria
http://www.youtube.com/watch?v=bW7QkPEgDTY&feature=related

Ora vorrei l’oriente
e l’occidente vorrei
il piccolino seduto sulle spalle
ad annunciare le ali
alberi di mandorle fresche
formaggio dolce e olive salate
ora vorrei
che se ne vadano insieme
passero e falco al nido
che ogni Cristo lasci la croce
che rimanga l’estate
tanche di funghi selvatici e vigne
pane bianco e una bocca assetata
ora vorrei
fino a prosciugare il mare e il fiume
sentire che mi attraversano
e una voce che canti lontano
ora vorrei
e una mano che stringa la mano
ora vorrei

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