venerdì 4 maggio 2012

Janssons frestelse?... No: Fältskogs frestelse.

Se dico Svezia che mi rispondete? Aringhe, Volvo e ABBA... 

Eh, già... Da ragazzo ero innamorato di lei...
Innamorato perso dei suoi occhi azzurri a mandorla, dei suoi capelli d'oro, delle sue labbra voluttuose, della sua espressione spesse volte volutamente malinconica...
Agnetha Fältskog [aŋˈne:ta ˈfɛltsku:g] oggi ha superato i sessant'anni ma allora, con la sua voce, angelica e sensuale come solo lei sapeva essere, ha contribuito al successo della pop band più famosa (e ricca...) dell'epoca.
In tuo onore, regina Agnetha, ho voluto provare questo piatto tipico svedese.
Talmente tipico che si chiama Janssons frestelse, ossia "La tentazione di Jansson", come a dire: "la tentazione del signor Rossi". Un piatto al quale lo svedese medio pare non sappia resistere. E noi alle tentazioni cediamo volentieri, Oscar Wilde docet.


La cucina svedese comincia ad affacciarsi timidamente grazie alla spinta dell'Ikea: chi non ha mai comprato nel reparto vicino all'uscita qualche cibo Made in Sweden? Dài, su! Almeno una marmellatina di mirtilli rossi...
Beh, non che ci sia molto da dire, in effetti, a prima vista almeno...
Conosciamo gli Smörgåsbord [ˈsmœrɡosˌbuːɖ], cugini dei danesi Smørrebrød, ossia "Pane burro e tutto" (sì, davvero di tutto...).  E chi ha visitato la Svezia ne ha assaggiato almeno uno.
Ma noi mica non stiamo qui a farci un tramezzino. Aaah 'mbè!...
Il piatto in sé non è difficile: Spratti (o sarde, o aringhe...), patate, cipolle e panna...
Ecco che Leppagorre, il demonietto, ci mette bocca: Ma non abbiamo gli spratti, o le sarde... Che si fa? Abbiamo solo delle aringhe. E affumicate, per giunta!

Che guastafeste, 'sto Leppagorre...
In effetti su un vecchio libro di cucina della collana i Jolly della cucina Curcio la Tentazione era riportata così:

4           patate (lessate per 10' in acqua salata)
800 g    aringhe
30 g      burro
2           cipolle trifolate in 40 g di burro
250 ml  panna
In una pirofila comporre uno strato di papate, salare e pepare, poi uno di aringhe, poi di cipolle. 

E così via ad esaurimento scorte. Ah, l'ultimo strato dev'essere di patate.
Poi si versa il burro fuso e metà della panna in superficie e si cuoce in forno a fuoco medio per 40 minuti. Alla fine si versa la panna restante e si fa cuocere per un altro quarto d'ora.
Su un altro libro, invece, le patate erano lasciate crude, tagliate a striscioline e fatte poi cuocere direttamente in forno nella ghiotta catasta assieme alle cipolle e alle aringhe...
Nel blog di Alberto Acerbi, antropologo in trasferta svedese con la passione per la cucina locale, il procedimento è riportato ottimamente, anche per quanto riguarda gli ingredienti, un po' difficili da trovare qui in Italia. 

Andate dal droghiere e chiedete: Gervasio, vorrei una scatoletta di spratti ma, mi raccomando, ansjovis originali ben marinate, eh? E subito dopo prendete la fuga, come quando, da bambini, suonavate per scherzo i citofoni a caso...
Ho il sospetto però di trovarmi di fronte a una di quelle ricette tipo il pesto che, lasciando fisso il basilico, ognuno fa un po' come vuole... 

Mhhh, allora posso provare una mia versione, se nessuno svedese se ne adonta... 
E se magari Alberto non glielo racconta...
Ah, già che ci sono vi presento un amico svedese. Si chiama Alcide...


Proviamo allora 'sta tentazione, va... E magari la chiamiamo Fältskogs frestelse!
Ho fatto, come sempre, un po' a modo mio, e sicuramente è uscito qualcosa di molto diverso dalle intenzioni della signora Pernilla Jansson, che la prepara il venerdì sera prima di andarsi a inciuccare col ragazzo in un locale di Göteborg (non lo sapevo nemmeno io che si dicesse [jœtəˈbɔrj], fino a Bergman che suona ['bærjman] c'ero arrivato...).
Insomma, le mie dosi sono:
1,3 kg patate
3         cipolle medie
75 g    burro
200 g  filetti di aringa affumicata
200 ml panna da cucina
un cucchiaino di farina
e per finire, altri 200 ml di panna... Na cosa dietetica...
Lessare per dieci minuti le patate in acqua leggermente salata, farle freddare e tagliatele a fettine non troppo spesse. 
Nel frattempo preparate la pseudo-besciamella al profumo di aringa: Sminuzzate i filetti e fateli soffiggere per due minuti in una noce di burro, unire 200 ml di panna e fate bollire per altri 5 minuti. In un dito d'acqua fredda fate sciogliere la poca farina e aggiungetela alla crema. Continuare l'ebollizione finché non inizi a addensarsi.
In un tegame, dove avrete messo a sciogliere il burro, farete appassire le cipolle, tagliate a fettine sottili. Non fatele annerire, per carità: la cipolla bruciata diventa irrimediabilmente amara, quello che mai vorremmo.
Ora prendete una pirofila. Con le mie dosi ho dovuto inaugurare quella che io chiamo la "cielo stellato"...




Ungete il fondo della pirofila e iniziate, come ogni timballo che si rispetti, a formare la composizione: strato di patate, sale e pepe; strato di cipolle (due cucchiai circa) e due cucchiaiate di crema all'aringa che spargerete in modo uniforme.
E aridàie: patate, cipolle, aringa... Fino a che avrete lo strato finale di patate...
Alla fine dei giochi spargetevi sopra 100 ml di panna e via, in forno caldo (180° vanno bene) per 40, 45 minuti circa.
Quando i bordi inizieranno a bollire e la superficie a indorarsi prendiamo la panna restante, distribuiamola sul tortone e facciamola cuocere per altri 15 minuti.
A questo punto la casa, che gia odorava di cipolle stufate inizierà a riempirsi del profumo dell'aringa, smorzato e reso delicato dalla panna...
Gli uccelli busseranno col becco sui vetri delle vostre finestre, tutta una sorta di bestie di cui non sospettavate l'esistenza si affaccerà alla vostra vista per annusare quest'inedita delizia, i vostri vicini di condominio aspetteranno col piatto in mano fuori dalla porta che vi degniate di far loro dono di anche solo una molecola del prezioso bene...
Sì, come sempre esagero. Come diciamo qua: nun me regolo...
Questo l'effetto che fa appena sfornato; non propriamente elegante, certo, ma si sa gli sformati avranno pure questo nome per una ragione, no?


Ci ho messo vicino dei cetrioli in salamoia tagliati a fettine. Un connubio incantevole. 
Ecco, con quella cofana (recipiente dei muratori per contenere la calce...) de robba, credevate forse che mi sarei salvato per le successive due sere? Pagerò caro il non sapermi regolare con le dosi, mannaggia la pupazza...
Stasera, fresca di frigo, già s'era rassodata e aveva assunto un aspetto già più umano:


Ah, ma sono l'unico folle a cui piace mangiare i timballi e gli sformati anche belli freddi di frigorifero? No? Meno male...

Detto svedese del giorno:
En bit bröd i fickan är bättre än en fjäder i hatten.

Un pezzo di pane in tasca è meglio di una piuma sul cappello.

Oggi ascoltiamo:
Agnetha Faltskog - Vart ska min kärlek föra - da "Jesus Christ Superstar" (versione svedese del 1972)

http://www.youtube.com/watch?v=X_nX8xFfPn4 


Ah, non lo sapevate che la regina Agnetha, prima di diventare una A degli ABBA, era già abbastanza famosa in terra di Svezia? Nel 1972 prese parte anche al musical Jesus Christ Superstar in lingua locale... Una chicca.

P.S. A proposito di cibi svedesi. Ricordo ancora la faccia di Jamie Oliver quando, in una puntata dedicata alla cucina in giro per l'Europa, assaggiò presso amici svedesi lo Surströmming...
Non sapete cos'è? Qualcosa di allucinante.
Guardate come ce lo descrive il simpatico Alberto in un suo post.
Ah, scusate... Leppagorre è andato a vomitare...

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